Tuttavia non mi è chiara una cosa, si legge spesso che i grafici sono soliti manipolare i file utilizzando spazi colore molto ampi per poi richiuderli nell'ultima fase, da queste prove direi che è controproducente, confermi?
Ripeto che non intendo parlare ulteriormente di spazi colore per le ragioni già esposte. Ti rispondo solo perché colgo l'occasione per precisare meglio quanto ho già detto in precedenza.
Ogni conversione di spazio comporta la produzione di artefatti cromatici, quindi una immagine fotografica andrebbe generata già in partenza nello stesso spazio colore NATIVO della periferica finale con la quale dovrà essere stampata; questa scelta si effettua al momento del primo salvataggio del RAW (il quale NON ha ancora uno spazio colore definito) oppure direttamente sulla fotocamera se lavoriamo in JPEG invece che in RAW (in effetti è la stessa cosa, in quanto il JPEG prodotto in camera deriva anch'esso dal RAW, che poi viene cancellato).
Pertanto, non dovrebbe mai accadere di dover convertire lo spazio colore di una fotografia e se ci troviamo nella necessità di operare tale conversione vuol dire che abbiamo sbagliato a scegliere lo spazio colore iniziale. Questo principio vale sempre, per qualunque fotografia, ma ovviamente è rilevante soltanto quando la foto è destinata alla stampa industriale (perché è l'unica situazione nella quale possiamo conoscere in anticipo quale sarà lo spazio NATIVO della periferica di restituzione finale). Infatti, se invece la foto fosse destinata alla semplice visione digitale oppure alla stampa commerciale, allora sappiamo già che dovrà finire in sRGB e quindi dovrà nascere anch'essa già in sRGB, altrimenti finiremo per dover fare comunque una inutile (ma dannosa) conversione di spazio.
Lo scopo di queste considerazioni è unicamente quello di evitare qualsiasi conversione di spazio colore, in quanto dannosa. Ma se fosse per me, io farei tutto esclusivamente in sRGB, e penso di aver mostrato chiaramente le ragioni nel topic che ho aperto proprio quest'oggi (
La "Rispondenza Cromatica" questa sconosciuta ) in quanto mi sembra del tutto ridicolo preoccuparsi delle minime differenze di spazio colore quando i sensori (anche di fotocamere da 5000 euro!!!) possono essere centinaia di volte più approssimativi nella loro restituzione cromatica (sarebbe come star lì a preoccuparsi del resto della spesa da 20 euro quando c'è un ammanco di cassa di decine di migliaia: riconosco a chiunque il diritto di farlo, se gli aggrada, ma riconosco parimenti a me stesso il diritto di trovarlo ridicolo).
Chiarito questo, adesso veniamo alla computer-grafica, dove le cose stanno in maniera ben diversa. Infatti, nella computer-grafica l'immagine non inizia da un sensore ma è generata via software (rendering) nello spazio colore che si vuole e con la precisione ceh serve. Qui non dobbiamo fare i conti con un sensore più o meno capace di restituirci un'immagine con la giusta rispondenza cromatica, quindi siamo noi che decidiamo liberamente di partire con uno spazio colore piuttosto che un altro. Pertanto, ha perfettamente senso partire con lo spazio più ampio che "potrebbe" esserci utile, senza che ciò comporti particolari controindicazioni, ed infatti in genere tutta la catena del rendering lavora in ProPhoto (o ancora più grande), mettendo in conto un'unica eventuale conversione finale, la quale certamente produrrà un minimo di artefatti cromatici, compensati però più che abbondantemente da una serie di vantaggi (di tipo matematico, relativi alla "propagazione degli errori di arrotondamento", che si controllano tanto meglio quanto più è ampio lo spazio matematico entro il quale sono definite le operazioni eseguite); tali vantaggi sono quindi molto importanti nel rendering, ma sono completamente inesistenti in campo fotografico (o semplicemente grafico, vedi di seguito).
Tutto ciò riguarda la "computer-grafica", cioè quella del "rendering" (ossia cinematografia e dintorni), che però non ha NULLA a che vedere con la "grafica dei grafici" (ossia tipografia e dintorni). Nel campo tipografico (e dintorni) tutte le problematiche matematiche proprie del rendering NON esistono (come non esistono nella fotografia), quindi l'esigenza di partire con uno spazio colore ampio non si giustifica per nulla e dunque non ha ragion d'essere, in quanto porta danno senza compenso. In pratica è soltanto una inutile ma dannosa emulazione ereditata dai "cugini" del mondo del rendering e che - a mio modo di vedere - è diventata una "fissazione" che ha finito col permeare il mondo della grafica da stampa, che a sua volta l'ha trasmessa per contagio al mondo della fotografia.
PS So bene che molti mi vorrebbero mettere al rogo per queste mie affermazioni, che appaiono sacrileghe ed ignoranti ai molti cultori degli spazi colore, ed è appunto per questo che (come ho già scritto) quando si parla di spazi colore preferisco mordermi la lingua e stare zitto, girando persino al largo dall'argomento (anche perché spesso dopo poche righe mi cadono le braccia in terra e dovrei essere masochista per continuare a leggere). Questa è stata dunque una eccezione (
semel in anno licet insanire, anzi, in questo caso una volta in ben cinque anni), non certo per sfogo ma perché ho voluto rispondere ad una domanda specifica. Ma fatto questo, da adesso ritorno al silenzio

su questo argomento ed eventualmente ne riparliamo tra altri cinque anni!...