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Prova inserimemto- Monte Resegone

Aperto da edecapitani, Mercoledì, 24 Febbraio 2021, 16:00:41

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Eros Penatti

@Enrico : esistono varie tecniche in PS per utilizzare i livelli e le maschere, una è ben descritta qua :

https://www.nadir.it/tecnica/SISTEMAZONALEDIGITALE/sistemazonaledigitale.htm

bisogna solo comprenderne la logica ma non è nulla di complesso e difficile.

Citazione....ma se affronti l'immagine col piglio di spettacolarizzarla, tanto vale che ne fai semplicemente un livello di copia e poi ci dai dentro coi pennelli per le riserve e bruciature + tutto il resto...

Sempre per Enrico, prendi esempio da chi ti mostra le fotografie  :si:

passo e chiudo su quest post


pacific palisades

Eros secondo me non consideri una cosa, io il Resegone non l'ho mai visto mentre per te sarà quasi familiare. Per me è familiare Bertinoro però il Resegone è indubbiamente più ganzo.
Quindi sono curioso di vederlo.
Il tuo Resegone e un poco anche quello di Enrico sono fotografie interpretative, è il vostro Resegone, per me è come se guardassi il monte dentro di voi.
La cosa può essere bella, ma pensate che esiste anche la necessità di riportare questo bel monte a chi ne ha solo letto.

Mi sto convincendo che chi fa fotografie 'naturalistiche' potrebbe avere un doppio binario, prendere immagini interpretative, ma anche riprese 'naturali' in modo da avere immagini del paesaggio per quel che effettivamente è e così farlo percepire a chi non è lì davanti. Che ne dite del doppio binario?

Rino

Citazione di: Eros Penatti il Giovedì, 25 Febbraio 2021, 09:37:08
@Enrico : esistono varie tecniche in PS per utilizzare i livelli e le maschere, una è ben descritta qua :

https://www.nadir.it/tecnica/SISTEMAZONALEDIGITALE/sistemazonaledigitale.htm

bisogna solo comprenderne la logica ma non è nulla di complesso e difficile.

Citazione....ma se affronti l'immagine col piglio di spettacolarizzarla, tanto vale che ne fai semplicemente un livello di copia e poi ci dai dentro coi pennelli per le riserve e bruciature + tutto il resto...

Sempre per Enrico, prendi esempio da chi ti mostra le fotografie  :si:

passo e chiudo su quest post

Sei riuscito a trovare un articolo d'archivio del quale neanche mi ricordavo l'esistenza, complimenti! ;)

edecapitani

Innanzitutto grazie a tutti.

Ad Agostino per la condivisione della sua esperienza di stampa ed anche per il suggerimento facilmente praticabile di ricorrere all'elicottero per la discesa dai monti (sappi che se sei iscritto al CAI e subisci un'infortunio in scalata ti vengono a prendere in elicottero senza spesa. Certo, se salta fuori che stavi salendo sul Resegone in ciabatte (e cose simili le ho viste...).

A Eros per i preziosi suggerimenti, se poi c'è anche un articolo di Nadir vado sul sicuro.

Ad Andrea per le sue riflessioni sulla fotografia: la tua presenza sul forum è una continua provocazione, stumolante e leale.

Quella del doppio binario è una questione vitale per me, nella fotografia e anche nella pratica musicale. In entrambe le attività ho la consapevolezza delle possibili diverse strade da seguire. Quando fotigrafo l'architettura o la scultura, se voglio documentare cerco di far parlare il soggetto della mia fotografia (ma anche in questo c'è comunque uno spazio di interpretazione). Posso anche fotigrafare la stessa architettura con altri intenti. Ricordo una foto di Antonello in cui il soggetto era un'architettura ma Antonello disse che quella non era una foto di architettura.

La mia foto del Resegone, nelle modalità di ripresa e di sviluppo era, nelle intenzioni, un documento di una splendida montagna... che ha su du me un forte impatto estetico emotivo e di esperienza, ma cerco di non far prevalere questo aspetto.

Io fotografo molto gli alberi ma non sono un botanico, nel mio sguardo gli alberi sono eroi epici o architetture naturali e organiche. La visione di un grande faggio solitario vale ai miei occhi l'apparizione di don Chisciotte o di Achille, una faggeta disegna navate di pilastri che intrecciano archi di estrema fantasia, architetture non ortogonali (considerazione che ispirò profondamente Gaudí).
A volte però fotografo un albero come una realtà da documentare nell'insieme e nei minuti particolari e vivo la fotografia come una forma di conoscenza del reale.

Conoscenza oggettiva, esperienza amorosa del reale ed eventualmente la sua elaborazione il più discreta possibile nell'universo della mia anima, questi soni i paletti tra cui mi muovo. Nella fotografia e nella musica. Nella musica ho una navigata esperienza degli strumenti culturali, tecnici e scientifici necessari alla mia ricerca, nella fotografia sino uno studente con la passione di un ventenne e l'esperiwnza di vita di un sessantenne.
  • Enrico
     

Eros Penatti

Approfitto ancora dello spazio del post di Enrico, spero non ce ne voglia

Citazione...sono fotografie interpretative, è il vostro Resegone, per me è come se guardassi il monte dentro di voi.
La cosa può essere bella, ma pensate che esiste anche la necessità di riportare questo bel monte a chi ne ha solo letto....

Andrea, certamente ci sarà questa necessità, ma siamo nel 2021, le riprese naturali di paesaggio, di monumenti, di animali sono disponibili ovunque, Bertinoro è ben rappresentata in modo naturale su Wikipedia, oppure nelle immagini di Google, le foto spettacolarizzate di Bertinoro ci sono, ma gli utenti sono in grado di distinguere, poi ci saranno anche dei libri di testo o di fotografia con immagini ancora più naturali e rappresentative del luogo.
Idem per il Resegone.
La fotografia "naturalistica", per me, è la fotografia che rappresenta la natura, in particolar modo gli animali, e quella, deve essere rigorosamente la più naturale possibile.
L'ho praticata, ma mi annoiò proprio perchè di rappresentazioni naturali di uccelli, fauna, ecc ecc, ce n'è in abbondanza su enciclopedie, riviste di settore, internet e via via dicendo.
C'è già chi ha fatto un ottimo lavoro, uno studio approfondito e ha prodotto grandissimi documenti e documentari, perchè dover copiare chi ha già fatto meglio ?
Racconto questo aneddoto perchè tutte le volte prendiamo in giro un nostro amico di fotografia appassionato di avifauna che andò tre anni fa in Costa Rica a fotografare le mille-migliaia di specie presenti sul territorio.
Bè, rientrò a casa, organizzammo una serata al circolo e ci mostrò queste foto, qualcuno gli chiese il nome della specie/sottospecie e non seppe rispondere.
E' molto importante per gli appassionati del genere riconoscere la specie abbinandola al suo nome scientifico !
Allora si comprò un libro sugli uccelli del Costa Rica, passò un po' di tempo, poi chiese aiuto a me in quanto abbiamo molta confidenza, e ad altri del gruppo per associare ste foto di uccelli ai nomi scientifici.
Passammo qualche ora insieme ma non fummo in grado di riconoscere alcuna specie.
Poi ci venne un dubbio atroce, gli chiedemmo di mostrarci le foto originali perchè non ci sembrava possibile questa cosa e ci accorgemmo che durante lo sviluppo diede la sua interpretazione  :D :D ricordo che ad ogni foto aggiunse saturazione, contrasto, nitidezza e chi più ne ha più ne metta... lo mandammo a ca..re  :D, aveva creato delle specie nuove ed iniziammo a ridere e a prenderlo in giro tantè che sta buffa storia va ancora avanti...
Ecco, questo è un genere fotografico che ha la necessità di mostrare la natura nel modo più naturale possibile.
Le foto perfettine dell'uccellino posato sul ramo è da un po' che non le faccio più, provai qualcosa di diverso, tant'è che postai tempo fa questa foto, che passò giustamente un po' in sordina...

http://forum.foveon.it/index.php?topic=8946.0

bè un Gufo Reale blu mica esiste... è ovviamente una mia interpretazione, ma National Geographic Italia me la chiese, fecero la copertina della rivista online di Marzo 2019 e fu una grande soddisfazione per me.

Detto ciò Andea, io proseguo con l'interpretazione, tu prosegui con il racconto del tuo mondo ma facce vedé qualcosa ogni tanto, vogliamo vedere il frutto di così tanto leggere applicato alle cose materiali della vita fotografica  :si:
Buona giornata

agostino

Eros, fighissima questa tua annotazione.
Anche se vs Andrea PP la percepisco costruttiva.
Ma NP rilevò che il gufo eta falso?
Venti anni fa quando inizio l'era digitale Airone, rivista bellissima, introdusse dei codici da inserire nella didascalia delle foto per segnalare ritocchi, cancellazioni ecc .

Oggi sarebbe inapplicabile e l'esigenza etica non esiste più: anche le persone in carne e ossa sono riticcate a suon di silicone.
  • Agostinocantastorie?
     
Sigma SD Quattro + 18-35 Art; Fuji XE1 + Fujinon 18-55 mm + Touit 12 mm; Contax g2 + 28+ 45 +90 mm.
(Al momento silenti: Yashica fx 3 2000 e Contax aria + contax 35mm f2,8 +contax 50 mm 1,4 + contax 80-200 f4)

Eros Penatti

CitazioneMa NP rilevò che il gufo eta falso?

non ricordo Agostino, credo di no il Gufo è vero, l'interpretazione è palesemente "falsa", però lo misero sulla homepage della rivista online, non su quella cartacea ufficiale

mclaudio

Mi permetto di inserirmi, spero senza intromettermi troppo.

Io seguo Andrea, mi piace la sua ricerca, è sempre così stimolante, un po' spaesante,
perché, nel tentativo di ritagliarmi uno spazio, trovo che la fotogafia sia essenzialmente ritaglio, spaziale e temporale

Eros ha segato il Resegone, ma Enrico lo aveva già fatto, sia spazialmente che temporalmente (si potrebbe discutere sulla natura ontologica delle montagne, su come persistono attraverso tempo, sulla loro vaghezza, su dove iniziano e dove finiscono, per chi fosse interessato, Achille Varzi ha scritto articoli interessanti su questo argomento)

"Riportare" una montagna, "riprese naturali", "immagini del paesaggio per quel che effettivamente è" sono concetti difficili per me. Una fotografia in fondo è la presentazione accessibile alla visione (tipicamente) degli umani dell'uscita di un sensore piazzato in una certa posizione e attivato per un certo tempo, il sensore è fra noi e quello che sta fuori, e "noi" include anche il nostro sistema visivo che comprende tanti neuroni (per chi li ha ancora ben attivi e non mezzi andati come i miei).

Si possono forse intendere i precedenti concetti in termini comparativi: un umano (o l'umano medio se si vuole essere più ancorati alla statistica tanto di moda di questi tempi) che "guarda" verso il mondo sincronicamente con il sensore e nella stessa direzione, giudica simile quello che vede senza il sensore e quello che vede "attraverso" il sensore. Se il giudizio di similarità è alto, allora si potrebbe dire che la ripresa è naturale nel senso che è allineata alla nostra percezione visiva (se togliamo il filtro IR dalle nostre Sigma probabilmente si perderebbe la naturalità, così come tenendo attivo il sensore per tempi lunghi su oggetti in movimento, le famose acque setose). In questo senso mi verrebbe quasi da dire che la versione di Eros è più naturale in quanto per esperienza so che il miei occhi compensano i constrasti forti che ci sono nella versione di Enrico (che mi piace ben inteso).

Ma tutto ciò non evita che sia il sensore che l'umano erano direzionati, erano in un certo posto in un certo momento... un ritaglio appunto.

Si può complicare l'esempio. Il sensore può avere vari componenti tra cui una lente, potrebbe essere uno zoom, un tele o un grandangolo o una lente a 360 gradi che non corrispondono al campo visivo della visione umana. Magari uso un tele perché non riesco ad avvicinarmi come vorrei, o magari per potenziare la visione umana (vedi un macro o un microscopio o la maggior parte delle immagini dei corpi celesti, per non parlare di quella del buco nero dell'anno scorso). Il ragionamento di prima sulla naturalità intesa in termini comparativi già funziona meno bene perché in questi casi non ho un vero termine di paragone diretto. Ma se ho un miliardo di pixel e ritaglio l'output del sensore per avere un effetto tele (trascurando  lo schiacciamento ottico dei piani, la profondità di campo, ecc.) o di microscopio c'é veramente differenza? Se prendo una macchina con una lente fissa ma uno "zoom digitale", c'é differenza? Magari il problema è che il ritaglio lo faccio a posteriori, magari potrei non averlo pensato al momento dello scatto, ma questo ha a che fare con la naturalezza dell'immagine?

Si potrebbe anche discutere se c'é differenza tra una montagna ed un "luogo". Da parecchi anni vivo in un paesino, nelle mie camminate frequenti mi capita di ritornare tante volte negli stessi posti, quasi ho dei "segni a terra" che indicano le mie "viste preferite". Certo se capito in un certo momento dell'anno con il cielo completamente limpido e una igrometria simile, quello che "vedo" è abbastanza simile. Ma nei frequenti ritorni capita di arrivare con il cielo coperto, nuvole basse, pioggia battente, terreno che trasuda, neve, luce calda del tramonto, quella dell'alba, i colori dell'autunno, quelli delle primavera, la vegetazione cresciuta o tagliata, sassi smossi, franati, erosi. Cosa significa allora riportare un monte o luogo? C'è differenza dal ritrarre una persona e ritrarre un corpo? Le foto di Guido Guidi di Andrea sono naturali? E ancora non si è toccato il poblema di come il proprio "stato mentale", l'attenzione, la conoscenza profonda di un luogo/persona, lo stato emotivo, ecc. condizionino le nostre capacità percettive e, soprattutto, guidino il nostro sguardo.

Da "piccolo" mi compravo un sacco di riviste tipo Airone e Oasis che avevano tantissime foto di animali, tutte super precise e dettagliate, quasi maniacali come precisione tecnica e riproduzione. Poi, un po' come Eros, mi sono allontanato fondamentalmente per noia. Dopo tanti anni ho scoperto per caso Vincent Munier. Le sue foto mi fanno sentire il tremore della sua mano al momento dello scatto (e non sono mosse), l'emozione di un profondo conoscitore e amante del territorio (per uno dei suoi primi libri ha dormito fuori 350 notti), che cerca e ricerca senza sosta, che vive in immersione, mi fanno sentire l'animale, la pianta, la nebbia, nel loro contesto. I galli cedroni, i cervi che spuntano dall'oscurità e avanzano nella neve alta, ridotti quasi a entità bidimensionali. Non si tratta qui di riportare un luogo, riportare un animale? Un animale è fatto solo di carne, pelo, piume, un luogo solo di materia? Mi è capitato di vedere "la prima neve" di Andrea Segre, girato in una valle che conosco bene. Magari la fotografia era perfettamente naturale nel senso descritto prima, non lo so, e sinceramente non mi interessa tanto approfondire, ma per me la valle è stata "riportata" come lo farebbe un turista cinese in una visita organizzata di una settimana per tutta l'europa.

ciao e grazie tante a tutti per queste bellissime discussioni
--Claudio

edecapitani

Grazie a tutti per questa discussione interessante a commento di una mia foto.
Anche quest'ultimo intervento è molto pertimente e non è affatto un'intromissone. Dici molte cose su cui riflettevo anch'io in questi giorni. Ci dono scatti di particolari architettonici in cui io utilizzo deliberatamente il ritaglio come teleobiettivo, e faccio lo scatto pensando già al ritaglio. Quando andrò in pensione sconterò questo peccato con un pellegrinaggio a Santiago de Compostela.

1) Il gufo blu mi piace moltissimo
2) Qualunque cosa si pensi del taglio proposto da Eros, l''idea di "segare il Resegone" mi diverte moltissimo. Non edcludo di dedocarmi al progetto fotografico "Cinquanta modi di segare il Resegone"

La mia foto è contrastata (ho solo applicato la funzione autatica di SPP), perché in questo caso la volevo più contrastata.
A me piacciono due stili in bn: uno binario e contrastato, l'altro più naturale, ricco di transizioni tonali. Mi sono reso conto di qiesto doppio gusto guardando molto le litografie e le xilografie, in particolare Escher che praticava entrambe le tecniche ed entrambi gli stili (i suoi paesaggi italiani sono di bellezza commovente).
Lo stesso vale per la profondità di campo: mi hanno sempre colpito i dipinti tardo gotico e in parte i fiamminghi che dettagliano tutto indipendentemente dalla posizione delle cose nello spazio. È un'operazione che appiattisce e toglie tridimensionalità, neppure l'applicazione della prospettiva la restituisce.
I veneziani davano invece profondità con il trattamento del colore e togliendo definizione ai soggetti in lontananza. Eros nei suoi bellissimi paesaggi fa così e la sua è una lezione con cui voglio confrontarmi. Ed è vero quel che dice Claudio sulla naturalezza, perché un sapiente degli artifici può dare un risultato meno artificioso e più naturale.

A volte sento la necessità di leggere visivamente la realtà in due dimensioni, è nel mio retaggio bizantino-omanico (anche se il romanico... ma qui mi fermo).
  • Enrico
    Â