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Nuovi lenti cinematografiche T si ma cosa vuol dire T?

Aperto da Lorenzo F., Martedì, 18 Settembre 2018, 14:55:42

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Lorenzo F.

Chiedo l'aiuto dal pubblico per capire meglio cosa vogliano dire queste strane lettere
t: velocitá otturatore, oppure della tendina al giorno d'oggi?
f: massima apertura focale, si ma otticamente che vuol dire?
T: quantitá di luce (reale) che raggiunge il sensore, al netto di tutto lo schema ottico.
Questo è ciò che ho trovato, ma piú tecnicamente?


Da ciò dovrebbe derivarne che un obiettivo Art f1.8 potrebbe essere un T2
{[(1:1:1) + (1:1:4)] /3} > 33% = True
SX70-Sd10-SdQ-XH1 ed altre cosucce varie.

Non sapere chi siamo è grave. Non sapere cosa si voglia è rischioso. Non capire con chi si stia parlando può rivelarsi drammatico.
M.Villani

elerum

1 si
La f: (minuscolo) e calcolata in base alla focale e la pupilla d'uscita ( se la memoria non mi inganna)
La T: invece e la trasmissivita di tutto il complesso di lenti di un obiettivo , come numero può essere  uguale al f: o completamente diverso, per esempio a me piacerebbe conoscere il T: del 17-50/2.8  che sicuramente non e un 2.8 di trasmissivita ma ben inferiore visto che da terne di scatto ben diverse dal 24-70/2.8
La F: (maiuscola) invece spesso si usa per indicare la lunghezza focale
  • Micky
     
IL FOVEON SCEGLIE LA PERSONA CON CUI STARE E NON LA PERSONA IL FOVEON

se Tu hai una mela ed io un altra mela e ce li scambiamo avremo sempre ognuno una mela invece se io ho un idea e Tu un altra idea e ce li scambiamo allora ognuno di noi avremo due idee
George Bernard Shaw


PS: Non sono un "Photographer" ma un artigiano della fotografia  ;)

elerum

Citazione di: Lorenzo F. il Martedì, 18 Settembre 2018, 14:55:42
....


Da ciò dovrebbe derivarne che un obiettivo Art f1.8 potrebbe essere un T2

Certamente, ma cambia pochissimo come ho scritto sopra, non mi sono messo a fare i calcoli di paragone col 24-70 ma il 17-50/2.8 potrebbe avere una T: 3,5 se non inferiore
  • Micky
     
IL FOVEON SCEGLIE LA PERSONA CON CUI STARE E NON LA PERSONA IL FOVEON

se Tu hai una mela ed io un altra mela e ce li scambiamo avremo sempre ognuno una mela invece se io ho un idea e Tu un altra idea e ce li scambiamo allora ognuno di noi avremo due idee
George Bernard Shaw


PS: Non sono un "Photographer" ma un artigiano della fotografia  ;)

Rino

Citazione di: Lorenzo F. il Martedì, 18 Settembre 2018, 14:55:42
Chiedo l'aiuto dal pubblico per capire meglio cosa vogliano dire queste strane lettere
t: velocitá otturatore, oppure della tendina al giorno d'oggi?
f: massima apertura focale, si ma otticamente che vuol dire?
T: quantitá di luce (reale) che raggiunge il sensore, al netto di tutto lo schema ottico.
Questo è ciò che ho trovato, ma piú tecnicamente?


Da ciò dovrebbe derivarne che un obiettivo Art f1.8 potrebbe essere un T2

1) Il tempo è il tempo di otturazione per determinare, insieme al diaframma, la giusta quantità di luce che arriva sulla pellicola o sul sensore oltre ad influire, insieme al diaframma, anche sull'aspetto dell'immagine finale. Poco importa come sia ottenuto: il tempo è tempo. Una volta, con le prime emulsioni, si metteva e toglieva il cappello davanti all'obiettivo o si usava il tappo e si contava milleuno, milledue, milletre... :)

2) Il numero F è un numero indispensabile per esprimere la luminosità di un obiettivo e deriva da un rapporto (per questo i numeri sembrano non avere senso). Se hai una finestra di un metro per un metro, questa sarà una "grande finestra" e fornirà tanta luce ad una stanza di 2 metri per 2. Se dietro la stessa finestra c'è una stanza di 10 metri per 10, la stanza sarà buia. Quindi dire "il mio obiettivo ha una finestra di un metro per uno" non dà l'idea della luce che arriverà sulla pellicola in quanto dipende dalla lunghezza focale dell'obiettivo. Per questo i valori F si chiamano anche "luminosità relativa" e si ottengono dividendo la lunghezza focale per il "buco". Era fondamentale arrivare a questi valori per poter combinare tempo e diaframma ed avere la quantità di luce necessaria per ottenere una corretta esposizione con una determinata pellicola a prescindere dall'obiettivo adoperato.

3) Il numero F esprime quindi, in maniera matematica, la quantità di luce che la finestra farà arrivare sulla parete in fondo alla stanza, tuttavia questa quantità non coincide mai con quella reale in quanto le lenti ed i relativi trattamenti antiriflessi assorbono luce. Si perde sempre della luce lungo la strada. Il valore T è la quantità reale di luce che arriva in fondo alla stanza. La differenza è sempre molto piccola altrimenti nessuno adopererebbe più i valori F e basta notare che la maggior parte degli obiettivi Sigma per cine passa da F/1.4 ad F/1.8, insomma si viaggia sul terzo di stop.

Lorenzo F.

Grazie
Ero incerto sulla T
Rimanendo in campo architettonico, potremmo definire T come il risultato del rapporto aeroilluminante calcolato però su una singola facciata interna di una stanza.

In linea generale sono a conoscenza del significato dei termini ma la mia conoscenza e limitata alle spiegazioni che normalmente vengono fornite che non sono mai tecniche, anzi sempre vaghe.
{[(1:1:1) + (1:1:4)] /3} > 33% = True
SX70-Sd10-SdQ-XH1 ed altre cosucce varie.

Non sapere chi siamo è grave. Non sapere cosa si voglia è rischioso. Non capire con chi si stia parlando può rivelarsi drammatico.
M.Villani

Sardosono

In genere si fornisce prima la spiegazione breve o poi quella lunga: ebbene, questa volta faremo l'esatto contrario!


SPIEGAZIONE LUNGA

Inizio riassumendo quanto ha già scritto Rino: il valore F di una lente è un numero puro (ossia un valore "adimensionale"), che quindi non esprime una misura di qualche cosa (né metri, né chili, né pere, né cavalli) bensì soltanto un RAPPORTO: in questo caso si tratta del rapporto tra la quantità di luce che entra nella lente frontale e quella finisce sul piano pellicola; in particolare, il modo di calcolare questo valore permette di poter determinare l'esposizione a prescindere dalla lunghezza focale dell'obiettivo.

Pertanto, se abbiamo due diversi obiettivi ma entrambi con la stessa luminosità relativa (ossia stesso valore F), allora - a parità di scena inquadrata e di sensibilità della pellicola - occorrerà impostare lo stesso valore di tempo per ottenere la stessa identica esposizione.

Bello vero?!... Sì, certo, ma...

C'è però un problema concreto e reale, che è del tutto irrilevante nella fotografia moderna ma che diventa tutt'altro che trascurabile nell'uso cinematografico. Vediamo quale.

Il numero F di ogni lente è un valore teorico di progetto, ma poi al lato pratico il valore reale è sempre leggermente inferiore (cioè più alto!): non è che il produttore voglia barare o fare il furbo, ma è una conseguenza costruttiva inevitabile. Tuttavia, da quando esiste la misurazione TTL della luce (cioè fatta direttamente all'interno della fotocamera) IL NUMERO F NON VIENE PIÙ USATO PER CALCOLARE L'ESPOSIZIONE! Infatti, il circuito esposimetrico non ha più bisogno di usare il numero F per calcolare l'esposizione, perché la fotocamera MISURA E CONOSCE DIRETTAMENTE la luce che effettivamente arriva all'interno; pertanto, poco importa che il valore F sia esatto o meno, perché non viene più usato e quindi anche l'errore del valore F è del tutto irrilevante.

Il problema permane soltanto se si volesse impostare tempi e diaframmi basandosi NON sulla lettura esposimetrica TTL ma su quella per luce incidente eseguita mediante un esposimetro esterno: allora sì che si deve poter fare affidamento sull'esattezza del valore F dell'obiettivo, perché su quel valore si esegue il calcolo. Tuttavia, anche in questo caso il problema è di poco conto, perché l'errore in questione è molto contenuto (dal punto di vista fotografico), aggirandosi mediamente tra 1/4 e 1/3 di stop, e raramente superando questo valore. Errori di questa entità sono trascurabili in fotografia, non solo perché facilmente correggibili in post-produzione, ma soprattutto perché in realtà la valutazione esposimetrica delle fotocamere, anche le più precise, porta con sé un errore medio maggiore di 1/3 di stop!

Bene, tutto questo vale in fotografia: ma in cinematografia?!...

Ebbene, no, in cinematografia non va bene affatto: l'esposizione viene - di solito - calcolata "a mano" e altrettanto manualmente impostata in camera; dopo di che rimane fissa per tutta la scena girata. Pertanto, ogni errore di esposizione, anche se fosse "soltanto" di un 1/3 di stop, si manterrebbe per l'intera ripresa: ma in cinematografia una sovra/sotto esposizione di 1/6 di stop è già un problema, figuriamoci 1/3, che è del tutto inaccettabile; ciò costringerebbe ad una post-produzione integrale dell'esposizione, cosa che in ambito cinematografico viene evitata come la peste!

Pertanto, per le lenti destinate all'impiego cinematografico non ci si accontenta di conoscere il solo valore TEORICO del numero F, anzi, non interessa affatto; si richiede (e ormai si pretende) invece di conoscere specificamente quale sia il suo valore REALE, che viene appunto indicato con la lettera T.


SPIEGAZIONE BREVE

Il numero F è un VALORE TEORICO di progetto, mentre il numero T è semplicemente il VALORE REALE di F, ossia quello effettivamente misurato strumentalmente.
Congelare in una foto l'istante effimero ci permette di estrarlo dall'eternità, non tanto - o non soltanto - per documentarlo, quanto soprattutto per poterlo "ammirare" (anonimo sardo)

SDQ+SD15+SD10 18-35/1.8+50/1.4+17-70/2.8-4OS+17-35/2.8-4+Elmarit135/2.8
GX7+GX1+GH1 20/1.7+25/1.4+45/1.8+60/2.8+70/2.8+20-40/2.8+Vario-Elmarit-14-50/2.8
X-T10 35/1.4+50/1.2+28/2.8+Sonnar90/2.8+135/2.5+16-50/3.5-5.6OS+70-200/4Macro
LX100  GXR+evf 50/2.5Macro+28/2.5  S3Pro  Digilux-2

Ginni

Chiaro come sempre.
Grazie Antonello per i tuoi interventi, sono sempre una boccata di aria fresca per competenza tecnica rigore ed anche fruibili per una bella esposizione.
Raro e prezioso trovare in un mondo di esperti qualcuno che dimostri reale competenza e sappia trasmetterla.

Gianni

Lorenzo F.

{[(1:1:1) + (1:1:4)] /3} > 33% = True
SX70-Sd10-SdQ-XH1 ed altre cosucce varie.

Non sapere chi siamo è grave. Non sapere cosa si voglia è rischioso. Non capire con chi si stia parlando può rivelarsi drammatico.
M.Villani