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Perché queste Leica hanno caratteristiche tanto normali ma tanto fotografiche?

Aperto da pacific palisades, Martedì, 19 Marzo 2019, 19:34:37

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pacific palisades

La domanda viene da un altro forum CSC Talk, qui.

La risposta è di Antonello-Sardosono, la riporto qui interamente perché è davvero super-sapienziale, quindi va recuperata e diffusa:


CitazioneMhmmmm, l'argomento è per me assai più interessante di quanto potrebbe sembrare!

Cosa c'è sotto, ti domandi?!...
Beh, devo dire che definirlo "trucco" tutto sommato mi sembra abbastanza azzeccato, o quanto meno rende bene l'idea!
Ma più che un trucco, si tratta di una "ricetta", sostanzialmente la stessa adottata dalla Ricoh sulle sue compatte di rango. Ma è una ricetta vecchia, ideata e messa a punto dalla Kodak, nel periodo nel quale si scontravano senza esclusione di colpi i sostenitori della pellicola da una parte e quelli del digitale nascente dall'altra. Non è che questa ricetta faccia miracoli, sia ben chiaro, non è cioè in grado di migliorare la qualità "tecnica" dell'immagine, ma poiché l'apprezzamento di qualunque risultato finale è di fatto soggettivo, a seconda di quel che cerca il fotografo può certamente costituire una differenza fondamentale, tale da rendere irrilevante l'aspetto puramente tecnico.

Ma prima di vedere in cosa consiste tale "ricetta", un po' di "storia" recente del mondo della fotografia!

In fatto di pellicole la Kodak ne sapeva e capiva più di tutti gli altri componenti del mercato messi insieme, e quindi se ne infischiò allegramente di quello che facevano i concorrenti e seguì strade tutte sue. In particolare conosceva bene i gusti del vero pubblico, quello che comprava le pellicole e che faceva il mercato, ben diverso dalla critica delle riviste (e anche del web nascente). Aveva un'idea precisa di quel che piace o non piace all'occhio di chi osserva le proprie foto stampate e scelse quindi di percorrere la strada del digitale cercando, per quanto possibile, di non allontanarsi dalle caratteristiche fondamentali della pellicola. E poiché il sensore sostituiva in tutto e per tutto la pellicola, era ovvio che bisognasse curare il trattamento dell'immagine in tal senso, per cui non ci pensò su due volte: si mise a progettare e produrre i sensori per conto proprio e secondo le sue scelte. Insomma, il ragionamento della Kodak era abbastanza elementare: la pellicola come supporto prima o poi morirà, per inevitabili necessità pratiche e tecniche, ma questo non implica che anche il gusto fotografico dell'analogico debba morire insieme ad essa.

Fu imitata in parte da Fujifilm, quanto a progettazione e produzione in proprio dei sensori, ma la Fuji si limitò a "simulare" le pellicole, mentre la Kodak cercò proprio di riprodurre il "look" fotografico dell'analogico. In questo fu seguita soltanto dalla Minolta e con essa dalla Leitz (che era al guinzaglio della Minolta per tutto quanto riguardasse l'elettronica e la progettazione ottica informatica assistita). Anche se è solo una mia opinione, nessuno mi toglie dalla testa che Minolta seguì attentamente tutto quanto fece Kodak in quegli anni. Poi, quando Minolta chiuse i battenti e Kodak abbandonò il settore dei sensori, per un po' rimase soltanto la Leitz a seguire tale "ricetta". Ci si sarebbe aspettato che Sony, avendo rilevato Minolta, avrebbe percorso la stessa strada, ma non fu così. Anzi, Sony fece - secondo me - un grave errore di valutazione, perché rilevò solo in minima parte il reparto R&D (ricerca e sviluppo) della Minolta, che fu invece subito accaparrato in blocco dalla Ricoh: la Sony, cioè, si prese per intero l'enorme parco di progetti e brevetti della Minolta, ma non ritenne di prendere con sé anche tutte le "teste pensanti" che quei progetti avevano prodotto... boh, roba da matti!

Ormai i sensori della Kodak sono solo un ricordo, eppure chi li ha conosciuti a fondo tutt'ora ne rimpiange la resa "fotografica" unica! Ma se l'eredità dei sensori Kodak è andata persa, i reparti R&D di Leitz e Ricoh perseverano ancora nella filosofia del privilegiare la "resa fotografica analogica" almeno nel trattamento dell'immagine, quale che sia il sensore usato. Curiosamente (almeno per me) la Ricoh non ha adottato (almeno finora) questo approccio sulle fotocamere Pentax, ma soltanto sulle compatte di pregio col proprio marchio (GXR e GR 1 e 2).

Bene, adesso vediamo questo trucco/ricetta della Kodak che ritroviamo paro-paro nelle Leica e Ricoh, poi brevemente le differenze delle Ricoh.

Primo ingrediente: l'occhio vuole un nero profondo e conseguentemente ombre pulite. Non sono mai riuscito a spiegare a parole cosa si intende con "ombre pulite", ma sostanzialmente il tutto significa due cose: a) che nelle ombre i dettagli devono essere chiari, altrimenti è meglio che non ci siano affatto; b) nel nero i dettagli sono tassativamente messi al bando. Questo è quello che al tempo dell'analogico si esprimeva con due frasi, ossia "il nero deve essere nero" e "il dettaglio nelle ombre a un certo punto deve finire, altrimenti dà solo fastidio".

Forse verrà da domandarsi: tutto qui? e dove sta il problema? Il problema c'è ed è bello grosso, perché la tanto ricercata "gamma dinamica" è nemica acerrima di questo "ingrediente", ossia tanto è maggiore la gamma dinamica, tanto più saranno sporche le ombre e tanto più difficilmente il nero sarà davvero nero. E questa è una conseguenza della fisica, pertanto non è aggirabile. Cosa fece dunque la Kodak? Semplicemente se ne infischiò della corsa alla gamma dinamica (che continua ancora oggi) e nei propri sensori adottò la filosofia di limitarla allo stretto indispensabile. Infatti, chi rimpiange i sensori Kodak dice di solito che "l'unico vero limite era dato dal fatto che erano utilizzabili soltanto a 100 ISO", senza rendersi conto che questo era appunto il prezzo da pagare per quelle immagini che rimpiangono.

Ma Leitz e Ricoh adottano un approccio quasi altrettanto efficace ma molto meno drastico: che il sensore abbia pure una gamma dinamica anche ampia, ma nel trattamento di ogni singola immagine tale gamma viene intenzionalmente ridotta allo stretto indispensabile per quella specifica immagine. Tra l'altro, in questo modo nessuno si lamenterà mai che le loro fotocamere siano carenti di gamma dinamica, perché quando davvero serve essa c'è. Ovviamente, dire questo a parole è semplice, ma è invece assai difficile sviluppare un algoritmo d'analisi che possa stabilire in pratica quanto limitare caso per caso la gamma dinamica (e sia Leitz sia Ricoh custodiscono molto bene questo loro know-how ereditato da Minolta).

Secondo ingrediente: evitare la riduzione del rumore per non sporcare le ombre. Tutto quanto sopra sarebbe fatica sprecata se poi andiamo ad applicare la riduzione del rumore, che sostanzialmente lo "spalma" tutto intorno, e soprattutto proprio nelle ombre dove di rumore ce n'è ovviamente di più. Anche qui la Kodak fece la scelta più semplice e ovvia: niente riduzione del rumore! D'altra parte aveva comunque già rinunciato agli ISO superiori a 100, quindi non c'era molto di cui preoccuparsi.

Anche in questo caso, per perseguire questo risultato la scelta di Leitz e Ricoh è meno drastica, ma sarebbe troppo lungo spiegare tecnicamente la cosa, quindi ci limitiamo a dire che esistono vari approcci per la riduzione del rumore, suddivisibili in due grandi categorie: a) quelli che cercano di ridurre il rumore "fondendolo" insieme e rendendolo così meno visibile; b) quelli che cercano di eliminare i singoli punti solo quando siano chiaramente identificabili come rumore e lasciando il resto in piena evidenza, ossia in altre parole infischiandosene che rimanga visibile purché appaia "pulito". Il primo metodo è il più diffuso, mentre Leitz e Ricoh adottano di base il secondo, grandemente aiutate in questo da quanto visto al punto precedente, ossia dal fatto di ridurre intenzionalmente per quanto possibile la gamma dinamica in ogni scatto (lo stavo dando per scontato, ma penso sia evidente che minore è la gamma dinamica e tanto meno sarà visibile il rumore, e viceversa). Anche in questo caso, data la singolare similitudine del trattamento del rumore nelle Leica e nelle Ricoh, è mia personale opinione che entrambe l'abbiano ereditato dalla Minolta e ne custodiscano gelosamente il know-how (mentre - sempre secondo la mia opinione - la Sony dovrebbe mangiarsi le mani per l'opportunità buttata al vento).

Terzo ingrediente: resa cromatica "scaldata" ad hoc! Questo è fatto solo dalla Leitz, mentre la Ricoh segue una strada leggermente diversa. Il punto è che il bilanciamento cromatico "perfetto" non è mai stato la norma nell'era della pellicola, perché richiedeva un gran lavoro in camera oscura a colori, che pochissimi facevano (e solo in campo altamente professionale). Nella diapositiva poi, era praticamente mai conveniente in post-produzione neanche ai massimi livelli, dunque occorreva necessariamente lavorare in luce cromaticamente controllata, cosa decisamente poco comune. Ecco allora che poiché era assai difficile aspettarsi un bilanciamento ottimale, se squilibrio ci doveva essere allora ci si preoccupava che fosse verso toni caldi (facilmente accettabili) e non verso toni freddi (generalmente poco gradevoli); e così divenne "quasi" prassi comune montare davanti alla lente un filtro leggermente "ambrato" nelle riprese in interni o in esterni senza sole (col sole non ce n'era necessità, in quanto ci pensava già lui di suo ad aggiungere una tonalità calda). Morale della favola, una immagine perfettamente bilanciata cromaticamente ha un sapore fortemente digitale, mentre una immagine di sapore fotografico tipicamente analogico sarà solitamente più calda, per cui la Leitz rende "solitamente" il bilanciamento di base leggermente più caldo. Già, "solitamente", ossia non sempre e neanche di quantità fissa: anche in questo caso hanno sviluppato un loro algoritmo che valuta SE e QUANTO "scaldare" l'immagine, caso per caso. Insomma, non si tratta soltanto di alterare il bilanciamento del bianco, ma è proprio una lavorazione della resa cromatica fatta ad hoc (ancora un piccolo segreto gelosamente custodito).

La Ricoh, invece, non "scalda" le immagini, e fornisce sulle sue compatte quello che probabilmente è il più preciso bilanciamento del bianco mai realizzato fino ad oggi! Ma anche se non scalda, fornisce un sistema che permette all'utente di definire il trattamento cromatico delle "pellicole" in camera fin nei minimi particolari: ossia, non soltanto permette di impostare la propria correzione del bilanciamento del bianco (questo lo consentono in tanti), ma addirittura la possibilità di calibrare Hue/Vividness/Saturation separatamente per ogni colore, ovvero Rosso, Arancione, Giallo, Verde, Blu e Magenta (e questa è una funzionalità unica che nessun'altro fornisce). Insomma, con le Ricoh se volete potete costruirvi da zero ed impostare qualunque trattamento cromatico vi pare, compreso quello tipico delle Leica (cosa che in molti hanno fatto e fanno, in particolare col modulo A12M della GXR, quello che monta le lenti Leica M).

In conclusione, vorrei sottolineare un'ultima cosa. In molti provano a simulare in post la resa delle Leica, ma con scarsissimo successo. Certo si può, almeno in parte, emulare la resa calda che abbiamo visto nell'ultimo punto, ma nel complesso i risultati rimangono molto lontani. Il motivo è chiaramente nella mancanza dei primi due ingredienti, senza i quali in post produzione ci vorrebbe davvero un gran lavoro per replicarli in modo efficace. Si potrebbe fare, certamente, partendo dal RAW, ma come minimo bisognerebbe sviluppare e mettere a punto da zero un work-flow apposito, e personalmente non credo che ne varrebbe mai la pena, se non per amor di sfida!

L'unico modo per simulare con efficacia le Leica è quindi quello di usare una Ricoh GXR (con uno qualunque dei quattro moduli A12/A16), oppure una GR 1/2, perché in queste i due "ingredienti segreti" ci sono già entrambi e le fotocamere sono (NON A CASO!) predisposte ed in grado di emulare ogni trattamento cromatico.

Ok, l'ho fatta lunga, ma visto che in questi giorni il forum ristagna, spero almeno che l'argomento sia stato interessante e di aver fatto cosa gradita!


KappaWu


maxtolardo


Sardosono

Voglio ringraziarti anche io per aver recuperato questo topic.
Infatti, purtroppo, tra una cosa e l'altra mi è passata completamente di mente che questo lunedì 26 marzo era la data di termine dell'hosting di CSCTalk.com (che avevamo deciso di lasciar scadere) e mi sono completamente dimenticato di fare in tempo il backup del contenuto, che quindi è andato interamente perduto, perché quando me ne sono ricordato era ormai troppo tardi. Assolutamente colpa mia e sono davvero mortificato di questa mia mancanza...  :(
Congelare in una foto l'istante effimero ci permette di estrarlo dall'eternità, non tanto - o non soltanto - per documentarlo, quanto soprattutto per poterlo "ammirare" (anonimo sardo)

SDQ+SD15+SD10 18-35/1.8+50/1.4+17-70/2.8-4OS+17-35/2.8-4+Elmarit135/2.8
GX7+GX1+GH1 20/1.7+25/1.4+45/1.8+60/2.8+70/2.8+20-40/2.8+Vario-Elmarit-14-50/2.8
X-T10 35/1.4+50/1.2+28/2.8+Sonnar90/2.8+135/2.5+16-50/3.5-5.6OS+70-200/4Macro
LX100  GXR+evf 50/2.5Macro+28/2.5  S3Pro  Digilux-2

pacific palisades

Urca Antonello volevo recuperare anche tuo messaggio in cui spiegavi un'altra cosa interessantissima, cioè che per  "tridimensionalità" in fotografia si intende lo stacco dei piani di fuoco e non la prospettiva (ma chissa cosa mi ricordo e come lo avevi scritto davvero)...  ^-^



Farenzi

SD15 - 18-50, 50 macro, 180 macro, 20 mm. 24-70 mm.
70-200 mm. 35-80 mm. ...
dp2 m. SDQ.

hobbit

Infatti non riesco più ad entrare. Forse si può recuperare qualcosa con la chache di Google?
Francesco https://www.instagram.com/hobbitfrank/

La vita dell'uomo consiste nell'affetto che principalmente lo sostiene e nel quale trova la sua più grande soddisfazione.
San Tommaso D'Aquino

Sigma Dp1q,  Sigma Dp3q
Olympus E-pm1, Panasonic Gx7, Panasonic G90, Zuiko 9-18, Zuiko 14-42, Lumix 20mm, Leica 25mm, Sigma 60mm, Zuiko 75-300