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Zocca, appunti di viaggio di qualche anno fa

Aperto da Rino, Lunedì, 27 Agosto 2018, 20:13:27

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Sardosono

Mah, strano che io non abbia commentato questo topic, eppure ricordo bene di averlo visto... Sì, sto invecchiando...  ::)

Che dire?!... Innanzitutto partiamo dal titolo, che è azzeccatissimo, perché queste quattro immagini sono proprio del genere "taccuino fotografico di viaggio" in stile dopoguerra (la seconda), quando la fotocamera "istantanea" è diventata compagna abituale di ogni "viaggio" degno di questo nome. A differenza del giorno d'oggi, dove la maggioranza degli scatti riportati sono panorami e paesaggi, nel secolo scorso la gran parte delle foto di viaggio ritraeva ambienti, interni ed esterni, spesso oggetti o particolari, magari persone "affaccendate in faccende" rigorosamente ordinarie, e solo qualche scorcio di panorama accompagnava tutto questo.

In parole povere: oggi si cerca di documentare lo straordinario (o presunto tale), mentre allora ci si soffermava a riprendere l'ordinario.

Ebbene, queste quattro immagini sono un tuffo nel passato, non tanto per quanto riprendono, quanto per "il modo fotografico" con cui lo fanno, ritraendo un "ordinario di un altro tempo", che per noi ordinario non è più ormai da molto, ma riportandolo con la stessa "ordinarietà" di allora. In pratica, quasi paradossalmente questi scatti ci conducono in ambienti per noi oggi assolutamente straordinari, ma presentandoceli e facendoceli (ri)vivere come se fossero ordinari ancora adesso, con "la freschezza delle cose antiche quando erano nuove".

Se fossero foto vecchie di almeno mezzo secolo, potremmo definirle "senza tempo"; essendo invece recenti, possono ben essere definite delle immagini "fuori dal tempo" e mi sento di poter affermare che riuscire in questo non è semplice né facile.  8)

Citazione di: edecapitani
... Mi ha colpito Antonello quando ha scritto, se ho capito bene, che le sue foto di architettura e paesaggio non sono architettura e paesaggio.
Hai capito benissimo! E quindi, avendolo citato in questo contesto, è evidente che hai implicitamente compreso perfettamente anche il nesso: infatti le mie non sono foto di architettura e paesaggio, in quanto sono in realtà "appunti di quel che al momento mi è garbato di appuntare", così come queste di Rino NON sono foto di viaggio, bensì "appunti di quel che al momento gli è garbato di appuntare durante il viaggio", il che è tutta un'altra storia!  In entrambi i casi, quindi, il fatto che si tratti di architetture o paesaggi o viaggi è del tutto accidentale e marginale... :si:
Congelare in una foto l'istante effimero ci permette di estrarlo dall'eternità, non tanto - o non soltanto - per documentarlo, quanto soprattutto per poterlo "ammirare" (anonimo sardo)

SDQ+SD15+SD10 18-35/1.8+50/1.4+17-70/2.8-4OS+17-35/2.8-4+Elmarit135/2.8
GX7+GX1+GH1 20/1.7+25/1.4+45/1.8+60/2.8+70/2.8+20-40/2.8+Vario-Elmarit-14-50/2.8
X-T10 35/1.4+50/1.2+28/2.8+Sonnar90/2.8+135/2.5+16-50/3.5-5.6OS+70-200/4Macro
LX100  GXR+evf 50/2.5Macro+28/2.5  S3Pro  Digilux-2

Rino

Citazione di: edecapitani il Mercoledì, 03 Ottobre 2018, 21:40:17
Dire che mi piacciono tutte è banale anche se è vero. Per me brocche, bacili e pitali di un tempo hanno un'attrattiva. La sedia vuota, anche senza riferimenti a Van Gogh, una grande potenza evocativa, la presenza di un'assenza (ma può anche essere semplicemente una sedia vuota, linee, forma, materia e luce). Qui poi la tenda e la luce che lambiscono...
Le crepe nel muro possono valere una storia o una poesia. Mi piacerebbe imparare a fotografarle per quello che mi fanno risuonare nell'anima.
Fortunatamente ci sono fotografi che fanno le foto che vorrei vedere. Come questa sedia.

Grazie, hai centrato il mio interesse primario in fotografia: oggetti, forme, luce, manufatti e testimonianze dell'uomo più che i fantastici paesaggi naturali che si offrono generosamente ai miei occhi. All'interno di questi oggetti cerco poi le storie senza trascurare di mettere d'accordo tutti gli elementi grafici che tramutano uno scatto a caso in una foto armoniosa. Con queste premesse e questo modo di "vedere" sono diventato fotografo di architettura e gli architetti hanno sempre apprezzato i tagli particolari o l'attenzione alla luce che scolpiva i volumi nel modo giusto. Un po' si deve nascondere ed un po' si deve mostrare, come per una bella donna, e la foto di architettura non diventa mai tecnica e fine a se stessa.

Rino

Citazione di: Sardosono il Giovedì, 04 Ottobre 2018, 00:28:25
Mah, strano che io non abbia commentato questo topic, eppure ricordo bene di averlo visto... Sì, sto invecchiando...  ::)

Che dire?!... Innanzitutto partiamo dal titolo, che è azzeccatissimo, perché queste quattro immagini sono proprio del genere "taccuino fotografico di viaggio" in stile dopoguerra (la seconda), quando la fotocamera "istantanea" è diventata compagna abituale di ogni "viaggio" degno di questo nome. A differenza del giorno d'oggi, dove la maggioranza degli scatti riportati sono panorami e paesaggi, nel secolo scorso la gran parte delle foto di viaggio ritraeva ambienti, interni ed esterni, spesso oggetti o particolari, magari persone "affaccendate in faccende" rigorosamente ordinarie, e solo qualche scorcio di panorama accompagnava tutto questo.

In parole povere: oggi si cerca di documentare lo straordinario (o presunto tale), mentre allora ci si soffermava a riprendere l'ordinario.

Non c'è nulla di più straordinario dell'ordinario, basta vederlo e fotografarlo nel modo giusto.
Grazie Antonello :)

Lorenzo F.

Da fotografo incompetente, ammiro ed apprezzo, gli scatti, le riflessioni e le storie di visione di vita che questo post porta con sè, grazie ad entrambe Rino ed Antonello
{[(1:1:1) + (1:1:4)] /3} > 33% = True
SX70-Sd10-SdQ-XH1 ed altre cosucce varie.

Non sapere chi siamo è grave. Non sapere cosa si voglia è rischioso. Non capire con chi si stia parlando può rivelarsi drammatico.
M.Villani

pacific palisades

Non avevo sviluppato il commento che avevo scritto sopra, dove avevo soltanto citato il titolo di un celebre libro di Georges Perec del 1978 "La vita istruzioni per l'uso".

C'è un legame con la fotografia e in particolare con queste fotografie di Rino.
Perec viene ascritto fra gli autori del Nouveau Roman francese, corrente caratterizzata dallo sguardo descrittivo sulle cose, tutte le cose indipendentemente dalla loro potenzialità spettacolare oppure simbolica - attitudine chiamata école du regard. Già una "scuola dello sguardo" non può non apparentarsi alla fotografia, ma come dicevo lo spirito dell'école du regard corrisponde alle immagini pubblicate da Rino.
A questo proposito riporto uno degli incipit di La vita istruzioni per l'uso.

CitazioneBartleeboth, 1

E' un locale quasi vuoto, ammobiliato solo con qualche sedia impagliata, due sgabelli a tre piedi ornati di un filaticcio di seta rossa con piccole frange e una lunga panca dallo schienale dritto, coperta di finta pelle verdastra, come quelle che un tempo si vedevano nelle sale d'aspetto delle stazioni.
Le pareti sono dipinte di bianco, il pavimento è rivestito da un alto spessore di plastica. Su un grande quadrato di sughero fissato contro il muro di fondo sono appuntate  parecchie cartoline: il campo di battaglia delle Piramidi, il mercato del pesce di Damietta, l'ex attracco delle baleniere a Nantucket, la promenade des Anglais a Nizza, il building della Hudson's Bay Company a Winnipeg, un tramonto a Cape Cod*, il padiglione di bronzo del Palazzo d'Estate di Pechino, la riproduzione di un disegno raffigurante il Pisanello che offre a Lionello d'Este quattro medaglie d'oro in uno scrigno, come pure una partecipazione listata di nero.

* Gli stati di luce a Cape Cod furono fotografati magnificamente da Joel Meyerowitz nella serie Cape Light.

Rino

Citazione di: pacific palisades il Venerdì, 05 Ottobre 2018, 15:31:41
A questo proposito riporto uno degli incipit di La vita istruzioni per l'uso.

Bella anche questa frase che avevo adottato per la mia serie "Dietro ogni finestra c'è una storia":

“Gli abitanti di uno stesso edificio vivono a pochi centimetri di distanza, separati da un semplice tramezzo, e condividono gli stessi spazi ripetuti di piano in piano, fanno gli stessi gesti nello stesso tempo, aprire il rubinetto, accendere la luce, preparare la tavola, qualche decina di esistenze simultanee che si ripetono da un piano all'altro, da un edificio all'altro, da una via all'altra.”