
Angela non mangiava al tavolo
prendeva il piatto
lo posava sulle ginocchia e si cibava con le mani.
Un giorno mi sentii toccare alle spalle
Era lei che mi guardava sorridendo.
Il suo letto era davanti a quello di mia mamma
e spesso capivo che ci osservava.
Da quel giorno siamo divenuti amici e io ho
cominciato a comprenderne il linguaggio.
Era sordomuta
Piano piano mi iniziò al suo mondo, ai suoi bisogni.
Finalmente riuscii a capire che quel suo simulare
il portarsi un bicchiere alla bocca, seguito da un no
della mano, significava (capone io che non l'avevo ancora capito)
che nessuno gli aveva ancora portato il suo caffè.
Ho l'impressione che fosse un pò bugiarda ma, come si dice...
nessuno è perfetto
Quindi indicava le scale che portavano al distributore
Così cercavo nelle mie tasche 60 centesimi e,di lì a poco,
tornavo col bicchiere in mano. Sessanta miseri centesimi
in cambio di un sorriso che..... bisogna averlo visto!
La domenica invece qualcuno le regalava i soldi per il caffè.
Li teneva stretti trà le due magre dita e, appena arrivavo in chiesa con mia mamma, mi indicava i soldi e pretendeva che li prendessi subito.
Così aspettava con calma che finisse la messa e io potessi andare a prenderle il "suo" caffè.
Oltre al caffè amava sfogliare le riviste illustrate che
assistenti e visitatori più assidui le passavano
Un giorno, le finii in mano il mio National Geografic e le piacque molto.
Buttava a terra le riviste già lette, ma non questo. O almeno lo fece dopo molto tempo.
Stare vicino alla propria madre che soffre di agitazione psicomotoria
significa vivere il suo dramma.
Certi giorni arrivavo a sera stremato.
Spesso, dopo cena la accompagnavo davanti alla sua camera
e capitava mi chiedesse di aspettare ancora un pò. Quindi
dopo che erano stati messi tutti a letto, mi soffermavo per salutarla
La riempivo (e la riempio) di carezze e rassicurazioni.
Quando finalmente la vedevo un pò più calma e mi dava la buona notte
mi giravo per uscire e incrociavo lo sguardo di Angela, che sorrideva quasi a godere anche lei di quei momenti di umanità.
Quelle sere credetemi, mi pareva che il mio scooter corresse più leggero.
La chiesetta accanto all'istituto.

Nel giardino

Certi giorni non tornavo a casa a mangiare e gironzolavo nei dintorni mentre
mangiavo un panino.


Arrivò l'autunno al "Parco Giotto"


E un paio di volte la settimana, un coro femminile veniva a provare dei brani
nella chiesetta attigua all'istituto
E una sera beccai anche un bel tramonto, dallo scooter


L'anno volgeva al termine ma per me cominciava una nuova avventura.