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UnphotographicWalks

Aperto da pacific palisades, Lunedì, 13 Agosto 2018, 19:13:30

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pacific palisades

Ho scoperto il sito UnphotographicWalks di Claudio Masolo a pochi giorni da ferragosto nell'unico momento in cui si può cercare e pensare, verso le undici di notte. Il sito contiene vari progetti, fotografie di paesaggio naturale, spesso di montagna. Man mano che le guardavo notavo uno scarto tra (quasi tutte) le immagini e ciò che normalmente offre la fotografia di paesaggio contemporanea. Ma non riuscivo a individuare la natura di quello scarto. La sveglia mi aspettava per le sei e cinquanta del mattino, ho lasciato la domanda lavorare da sé.
Il mattino dopo, dando un'occhiata veloce alla serie Organic matters credo di esserne venuto a capo. Prima della soluzione occorre però una premessa. A mio parere il soggetto di una fotografia non è una cosa ma un fatto. Ovvero la fotografia non è la descrizione, la denotazione di qualcosa, ma è un evento, che nella migliore fotografia risuona simbolicamente dentro di noi.
Per esempio Moonrise, Hernandez, New Mexico di Ansel Adams non è l'istante in cui la luna sorge sopra le sparute case di Hernandez, ma è il fatto che la condizione umana sulla terra è fragile. Proprio perché quell'immagine ci fa accedere all'evento simbolico della fragilità, colpisce e commuove. Quando si dice che una fotografia è “iconica” non è certo per ciò che immediatamente denota, ma  per tutto ciò che l'immagine riesce a attrarre operando misteriosamente sulla nostra psiche. D'altra parte è una critica negativa dire di una fotografia che è una “cartolina”, ovvero la descrizione è ferma in se stessa, autoreferenziale e stereotipata. L'idea che “il mondo è tutto ciò che accade” ossia “la totalità dei fatti, non delle cose” e che “l'immagine è un fatto” è scritta in uno dei testi più anomali della storia della filosofia, il Tractatus Logico-Philosophicus di Ludwig Wittgenstein. Mi pare che sia condivisa anche dagli scienziati quando dicono di non occuparsi di cose ma di processi.
Ora si può tornare al paesaggio di Claudio Masolo che così spesso non ha un orizzonte, non ha un soggetto preciso o perlomeno canonico, e restringe il campo dove ci si aspetterebbe una visione d'insieme. Qual è il fatto che accade in quelle immagini?
È lo sforzo continuo della materia, un vero e proprio combattimento nel contesto delle leggi naturali, per apparire. Questa secondo me è l'intuizione che Claudio Masolo rende visibile coi suoi paesaggi, così interessanti e distanti dalla natura ideologicamente quieta e benevola del paesaggismo contemporaneo.
In questa chiave di lettura ho trovato una singolare consonanza tra le sue immagini e un racconto di Dario Voltolini intitolato “Bandiere” di cui propongo un frammento (è leggibile interamente qui).


Citazione«Al fondo della spianata il terreno cominciava a rialzarsi. Dalla prima catena montuosa erano cadute sbriciolandosi, e cadevano continuamente, pietre che a loro volta producevano frane. Massi di varie dimensioni erano disseminati sul pendio e pareva che la ghiaia della spianata fosse una loro ulteriore, ma in ogni caso non definitiva, riduzione in frammenti. Il pendio proseguiva fino a una certa altezza, senza variare pendenza. Era una pietraia arida su cui il suono anche di un solo ciottolo caduto da un rialzo poteva produrre con le sue vibrazioni altri smottamenti. L’aria che si muoveva compatta levigava e levigava quelle rocce infinitamente asportando veli impalpabili di materia dalla superficie dei minerali e quando un’ultima briciola saltava nel vento tutto un equilibrio poteva cedere e persino lastre larghe e spesse che erano rimaste migliaia di anni nella stessa posizione cominciavano a pendere verso il basso.
In alto la pietraia finiva con nettezza contro la massa montagnosa che saliva in verticale, nuda e ruvida. Da quella massa si era staccata tutta la pietraia pezzo per pezzo. Il fianco aperto della montagna sembrava sollevarsi dalla pietraia stessa, emergere slanciato in alto, e in parte questo era vero: l’erosione dei venti e delle piogge veniva contemporaneamente riequilibrata dal moto di sollevamento della catena montuosa. Tuttavia era invece la pietraia che enorme digradava lungo quei fianchi a essersene staccata come per scorticatura dall’alto in basso con la forza del peso.»