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Richard Pare e le Avanguardie perdute

Aperto da agostino, Venerdì, 09 Febbraio 2018, 21:17:37

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agostino

Premessa: non sono esperto di fotografi (figuriamoci di fotografia) ma compero libri fotografici (ne ho pochi) quando sono interessato ad un argomento in cui anche la fotografia può dare il suo contributo.
Stimolato da alcuni topic e considerazioni (la fotografia si fa con i piedi, la capacità di perseguire progetti) vi segnalo un libro di architettura: L'avanguardia Perduta (Architettura modernista russa 1922-1932) di Richard Pare. Il fotografo, dal 1993 al 2012, ha effettuato una decina di viaggi nel ex Urss e ha scattato circa 10.000 fotografie in pellicola di grande formato per documentare gli edifici ancora esistenti disegnati e progettati di un ristretto numero di architetti sovietici, attivi nel periodo del titolo, e poi cancellati dalla storia dall'incedere trionfante dell'architettura staliniana.
Alcuni edifici sono, ad oggi, probabilmente spariti (l'autore segnalava lo stato di abbandono e la mancanza di interesse nel recupero), altri avranno avuto sorte migliore. Ognuno suggerisce una storia o più storie: un forno collettivo, un sanatorio, una centrale elettrica di una qualche città.
Non vi descrivo le foto che a mio avviso sono belle perché buone. Vi segnalo un edificio perché è anche una storia di resistenza individuale (su internet è possibile trovare informazioni): la casa dell'architetto Mel'nikov.
Lascio la parola a Pare: "Talvolta il mio lavoro sembrava un'impresa quasi senza speranza. Quando mi recai sul sito della diga di Dnepr, a Zaporoz'e, non sapevo neppure se mi sarebbe stato concesso di entrare. Le ore di attesa per ottenere il permesso di incontrare il direttore furono seguite da un'attesa ancor più lunga del direttore, occupato in un pranzo interminabile, presumibilmente soddisfacente, come egli stesso lasciava intendere mentre raggiungevamo la destinazione. Un soldato piuttosto incerto stava di guardia all'entrata della vasta sala turbine. Era piuttosto colpito dai grandi negativi, e se ne stava da parte mentre radunavo la pesante macchina fotografica e me la caricavo sulle spalle. Così, varcavo le grandi porte di acciaio nell'interno luminoso della sala delle turbine, cogliendo l'ultimo sole pomeridiano prime del volgere al crepuscolo. Per una volta il ritardo lavorava a mio favore"
  • Agostinocantastorie?
     
Sigma SD Quattro + 18-35 Art; Fuji XE1 + Fujinon 18-55 mm + Touit 12 mm; Contax g2 + 28+ 45 +90 mm.
(Al momento silenti: Yashica fx 3 2000 e Contax aria + contax 35mm f2,8 +contax 50 mm 1,4 + contax 80-200 f4)

pacific palisades

Grazie, non avevo idea nemmeno che esistesse.
Ho guardato un po' del suo lavoro in rete, è bello, anzi è buono.

Mi ha colpito tantissimo il brano autobiografico che hai riportato, ha una grande forza narrativa - vorrei saper scrivere romanzi per farne un magnifico personaggio!