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Roma di mattina

Aperto da agostino, Domenica, 28 Gennaio 2018, 21:17:00

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agostino

@ Brzęczyszczykiew
CitazioneP.S. la terza è notevole: ha qualcosa di analogico. Ed è un bene che non si veda molto a destra, perché quello è il traffico del Lungotevere.

Infatti ho chiuso le ombre non solo per incrementare il "mistero" ma soprattutto per far sparire le auto!

@Silvia
Citazionemi piace molto la terza, malinconica.
Grazie, sicuramente è la migliore.
Tieni conto che io posto foto soprattutto per farmi aiutare a capire come migliorare non solo le inquadrature ma sopratutto il "trattamento" del Foveon (esposizione e post). A gennaio ero moto timido nel modificare il file in SPP, mi sembrava sempre di perdere il controllo (anche se sono processi reversibili avevo la sensazione di confondermi le idee a smanettare troppo). Ora, anche grazie alle cose apprese, mi muovo con una logica.
  • Agostinocantastorie?
     
Sigma SD Quattro + 18-35 Art; Fuji XE1 + Fujinon 18-55 mm + Touit 12 mm; Contax g2 + 28+ 45 +90 mm.
(Al momento silenti: Yashica fx 3 2000 e Contax aria + contax 35mm f2,8 +contax 50 mm 1,4 + contax 80-200 f4)

Sardosono

Citazione di: agostino
... Ora, anche grazie alle cose apprese, mi muovo con una logica.
Infatti sta tutto lì !!!   8) 8) 8)   :si: :si: :si:

Non per nulla l'esperienza in quanto tale - quella vera e a prescindere dalla fotografia - è un processo di apprendimento che consiste sostanzialmente nel comprendere e saper riconoscere effettive relazioni logiche di causa-effetto, sulle quali basarsi per ideare e provare possibili soluzioni. Ma senza tale comprensione (e conseguente capacità di riconoscimento) allora quel che chiamiamo "esperienza" si riduce in realtà ad una banale collezione di pseudo-regolette, che vanno poi a costituire un "manualetto mentale di procedure meccaniche da applicare pedissequamente". Ciò vale in ogni campo dell'attività umana nel quale abbia senso parlare di "esperienza" e quindi la fotografia non fa eccezione, sia in sede di ripresa sia in post-produzione.
Congelare in una foto l'istante effimero ci permette di estrarlo dall'eternità, non tanto - o non soltanto - per documentarlo, quanto soprattutto per poterlo "ammirare" (anonimo sardo)

SDQ+SD15+SD10 18-35/1.8+50/1.4+17-70/2.8-4OS+17-35/2.8-4+Elmarit135/2.8
GX7+GX1+GH1 20/1.7+25/1.4+45/1.8+60/2.8+70/2.8+20-40/2.8+Vario-Elmarit-14-50/2.8
X-T10 35/1.4+50/1.2+28/2.8+Sonnar90/2.8+135/2.5+16-50/3.5-5.6OS+70-200/4Macro
LX100  GXR+evf 50/2.5Macro+28/2.5  S3Pro  Digilux-2

Rino

Citazione di: agostino il Lunedì, 01 Ottobre 2018, 19:46:14
Infatti ho chiuso le ombre non solo per incrementare il "mistero" ma soprattutto per far sparire le auto!

Io, invece, me le sono ritrovate tutte anche se questo è stato un momento di grazia (era ora di pranzo). In compenso ho provato a fare qualche scatto di notte con le lunghe esposizioni, ma nulla degno di essere mostrato.

agostino

Visto che avete rianimato questo topic su Roma voglio dirvi una cosa.
Roma è una città fantastica ma non si può pensare di accedervi come fosse Parigi, una città resa ordinata sia in senso urbanistico che architettonico da un unico e recente momento ri-fondativo.

Se vuoi amare Roma devi dedicarle tempo, studiarla prima di vederla. Se vogliamo semplificare, per accedere a un pieno godimento di Roma (mi limito alla Roma antica, per semplificare il discorso) bisogna sempre saper astrarre e in particolare:
- sottrarre: cioè concentrarsi su un aspetto, un dettaglio presente in una determinata area (e ascrivibile ad un particolare momento storico e dunque archeologico/artistico) e, con la mente, togliere tutto il resto, dall'orrendo traffico automobilistico (e il rumore roboante che lo accompagna) alle stratificazioni di opere che precedono o succedono quel momento.
- sommare: ricollegare cose distanti, frammenti, accomunati dall'appartenenza alla stessa epoca o addirittura alla stessa opera. Esempio: prima delle mura aureliane (270-275 DC) la cui continuità e struttura si impone senza sforzo, Roma ha avuto altre fortificazioni di cinta di cui, la più importante, le mura serviane di qualche SECOLO più vecchie (IV secolo AC) Ne esistono tracce relative all'intero perimetro e in punti molto distanti della città che, a volerle vedere tutte insieme, si rischia di passare una giornata nel caos (a meno di andare presto la mattina, in bici): ma se uno fa suo, mentalmente, il perimetro e si ricorda i punti dove trovare i reperti più significativi prima o poi ci incappa e...costruisce nel tempo la sua mappatura visiva archeologica della città.
La Roma visitata con i tempi del turismo (i pullman scoperchiati ecc..) è la fiera dell'inutile, tanto vale guardarsi un buon documentario.
Spero di avervi incuriosito per il vostro prossimo viaggio che, magari, si concentrerà su poche cose viste e capite bene. E' faticoso ma appagante.
  • Agostinocantastorie?
     
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agostino

Esempi (immagini non Foveon)

Avete mai fatto caso, uscendo dalla Stazione Termini, a questo muraccio?
é un tratto delle mura serviane...


Domani vi mando un pezzo da collegare...
  • Agostinocantastorie?
     
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Rino

Citazione di: agostino il Mercoledì, 03 Ottobre 2018, 22:52:59
Esempi (immagini non Foveon)

Avete mai fatto caso, uscendo dalla Stazione Termini, a questo muraccio?
é un tratto delle mura serviane...


Domani vi mando un pezzo da collegare...

Organizziamo un "Incontro Foveon" a Roma e tu provvedi al giro turistico?
Quello che hai scritto mi ricorda un mio breve testo di accompagnamento per un servizio su Kyoto anni fa e ve lo propongo volentieri:

CitazioneGIAPPONE: KYOTO
I luoghi spesso non sono come li immaginiamo. L'idea della città di Roma, che conosciamo tutti, non è il Colosseo più la Fontana di Trevi più Villa Borghese, ma quello che si trova tra un luogo e l'altro, direi tra una cartolina e l'altra. I luoghi non sono fatti di cartoline ma di quello che le collega, della gente che ci vive, del traffico, delle strade, dei bar, dei negozi, dei mille edifici non di pregio che caratterizzano il volto di una città. Le cartoline non si sentono addosso, non si vivono, non si annusano, non si respirano, le città vere sì. Nelle cartoline mancano le voci, gli odori, la temperatura dell'aria, il tepore dei tramonti, i rumori del traffico, il vento sul viso, fosse anche quello che precede l'arrivo di un treno nella metropolitana.
Appassionato di arte e cultura giapponese da sempre, sono colpevole di aver scelto Kyoto come meta del mio viaggio in Giappone, affascinato dalle tante "cartoline" che avevo visto: alberi rossi, parchi fioriti, giardini zen, templi, negozi e ristoranti pittoreschi, cerimonia del tè. Tutte queste cartoline esistono, ma non sapevo come collegarle e, soprattutto, non immaginavo che fossero collegate da chilometri di città modernissima tutta uguale. Mi aspettavo la folla ed i grattacieli da Tokyo, ma avevo scelto Kyoto apposta perché, nella mia mente, era l'antitesi alla capitale, meno affollata, meno frenetica e più spirituale, quasi una "città zen". Invece no, Kyoto, come - credo - tutte le grandi città giapponesi, ha lo stesso aspetto di Tokyo: chilometri di strade interminabili scavate tra palazzi alti e moderni, piene di persone indaffaratissime e frettolose. Traffico, auto, metropolitane zeppe ma ordinatissime (nessuno scavalca le linee dipinte in terra per la fila di attesa), autobus nei quali si respira a stento. Ai primi cenni di freddo, a Kyoto sparano il riscaldamento a palla in qualunque luogo pubblico, a partire dagli autobus, ed è inevitabile prendersi un malanno per gli sbalzi di temperatura.

Ci sono due Kyoto, quella dell'immaginario e quella della realtà. Le due Kyoto convivono senza problemi, s'intrecciano, s'intersecano, si dividono gli spazi di una città smisurata tra le più grandi in Giappone. Una delle due contiene l'altra, impossibile stabilire quale. Kyoto è 4 volte Milano, ma ha lo stesso numero di abitanti. Questo dovrebbe voler dire meno folla, ma a me è sembrato il contrario sia sugli autobus che in metropolitana: a Milano non ci sono così tanti turisti e quelli che ci vanno per affari, prendono il taxi.

Dopo ogni lunga trasferta, meraviglia e stupore per delle aree che sembrano non appartenere alla stessa città: sono le aree dei templi, come se questi fossero inseriti all'interno di un paesino a sua volta inserito all'interno della grande metropoli. La cosa di per sé sarebbe affascinante se non fosse per il fatto che il "paesino" è pieno di turisti e si deve faticare persino per vedere quanto esposto sulle bancarelle. Un po' come nei dintorni di San Pietro: souvenir e ricordini di ogni prezzo e per tutte le tasche, alcuni orribili, altri meno, ma con il loro fascino particolare perché il venditore che ce la porge con un cortese sorriso è asiatico anziché di trastevere. Gli occhi a mandorla, gli inchini, i sorrisi ed una lingua incomprensibile fanno la differenza, ma la sostanza è la stessa: siamo immersi nel grande business religioso, in fila per comprare ricordini e santini o per suonare la campana di buon auspicio. Tutto il mondo è paese, ma i ristoranti intorno al tempio (spesso "nel" tempio) servono solo cibo vegetariano, tisane e tè. In compenso riusciamo a "peccare" (di gola) abboffandoci del loro dolce tipico: il bigné alla crema, disponibile anche in versione "con crema al tè verde" che sembra al pistacchio.

Dei giorni a Kyoto preferisco ricordare le uscite notturne con Kate, a piedi alla ricerca del posto per la cena e degli angoli meno turistici, i tentativi di decifrare i menu in giapponese, la scoperta del passaggio a livello più piccolo al mondo (esclusivamente per pedoni o biciclette) che porta ad un piccolo fiume lungo il quale ci sono dei localini dove sederci per bere della buona birra gustando spiedini di carne. Il giorno dopo il mio arrivo in Asia ho capito che non dovevo chiedermi cosa ci fosse dentro i dumpling, nelle zuppe o nelle varie cose fritte (tantomeno che olio avessero usato), per cui non l'ho fatto per i fantasiosi spiedini, mangiandoli con soddisfazione.


agostino

a Rino: concludo il discorso iniziato ieri con foto e poi ti rispondo:

Lo stesso muro, di cui non abbiamo più traccia per un bel pezzo, aveva tante porte di accesso: questa è porta Esquilina, vicino a Piazza Vittorio. Lo avreste immaginato? Si chiama arco di Gallieno, nome fuorviante (per i curiosi vedete wiki)
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agostino

A Porta Maggiore, uno dei numerosi accessi alle mura Aureliane, arrivavano gran parte degli acquedotti che raccoglievano acqua dall'Aniene (a circa 70 Km da Roma) (foto 1, dettaglio degli acquedotti nello spessore della Porta).

Quando Nerone costruisce la Domus aurea, si attacca alle condotte proprio da qui e con l'arco neroniano (acquedotto), alimenta la villa (si parla di un'ampia zona lacustre dove, successivamente alla bonifica e al declino di Nerone, viene costruito il Colosseo): da porta Maggiore l'arco neroniano è ancora in piedi per un primo tratto, poi niente. Ma se si segue idealmente il tracciato verso colle oppio, a San Giovanni si può notare qualcosa... (foto 2); nella foto vedete la sommatoria del tempo, ma se togliete le case lo vedrete agile portare l'acqua ancora un km più avanti (foto 2)
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agostino

questa era la foto 1
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agostino

Alcune volte si può "sommare", in un solo colpo d'occhio, il dispiegarsi delle Opere nel tempo e a questo punto la fotografia può diventare uno strumento di descrizione immediata, un atto mentale di sintesi
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Rino

Citazione di: agostino il Giovedì, 04 Ottobre 2018, 19:02:35
Alcune volete si può "sommare", in un solo colpo d'occhio ,il dispiegarsi delle Opere nel tempo e a questo punto la fotografia può diventare uno strumento di descrizione immediata, un atto mentale di sintesi

Mi piace il discorso che stai facendo ed attendo il resto. ;)

agostino

In realtà il discorso può finire qua o proseguire in qualsiasi direzione.
Ero partito per dirvi che Roma la puoi conoscere e forse capire la vera bellezza facendo questo sforzo che ho chiamato di studio, visione sommatoria e sottrattiva: questo discorso, in sé, c'entra poco con la fotografia e, se ho utilizzato delle foto, era solo per documentarvi quello che stavo dicendo: se voi foste stati con me vi avrei portato in quei posti e fatto semplicemente vedere quello che qui illustro con foto e ragionamenti.

Poi si può fare anche di Roma un soggetto fotografico e qui bisogna decidere in che modo: l'ultima foto era l'unico spunto fotografico che posso considerare anche autonomo, autosufficiente, rispetto al ragionamento (di cui, invece, le foto precedenti erano ancelle).

Incontro Foveon a Roma? Per me sarebbe fantastico ma anche facile, ci vivo. Come penseresti di farlo: decidiamo un tema e un tempo, organizzativamente non saprei da dove iniziare (credo che fare tutto in un giorno, anche ponendoci obiettivi fotografici mirati, è troppo poco).
Premessa: io non sono un esperto di arte e archeologia, sono solo un curioso che cerca di capire il luogo dove sono nato e che so non essere un posto qualsiasi (nessun posto lo è, ma Roma è veramente Roma!)

Io, dal punto di vista fotografico e facendo seguito a quanto detto, lo imposterei su alcune ipotesi:

- un unico luogo con unità di tema/tempo: es Via Appia Antica, p.zza Campidoglio, Il Palatino, Le terme, Le Mura, L'EUR, Ostia Antica (gli scavi, una meraviglia...) ecc.
- un luogo circoscritto con tema: es il "Tempo e le opere" (vedi, come esempio, la foto Arco Neroniano e case) oppure "La città Moderna e l'antico" (vedetevi un sito sulla Centrale Montemartini, per farvi un'idea)
- nessun tema: a zonzo in un'area scelta e circoscritta dove ognuno coglie quel che vuole, pure il semaforo all'incrocio come hai fatto tu.

Lanciamo l'idea? Un nuovo topic di raccolta adesioni?
Ciao
  • Agostinocantastorie?
     
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agostino

Bellissimo il pezzo che hai scritto su Kyoto e condivisibili le cose, universali, che dici nell'introduzione sui luoghi e lo iato tra le immagini di fantasia e l'incontro con la realtà (proprio portando Roma ad esempio).
Non sono mai stato in Giappone ma da un po' di tempo mi dico che, se avrò l'opportunità di fare un viaggio impegnativo, è proprio lì che andrò: ringrazio anche PP che mi ha fatto leggere Igort...
  • Agostinocantastorie?
     
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