Premetto che per lungo tempo leggendo sui forum fotoamatoriali l'acronimo Q.I. ho creduto significasse "quoziente di intelligenza" e quindi fosse riferito alla capacità di calcolo della fotocamera.
Poi ho capito che invece è usato come "qualità dell'immagine". Il problema però era soltanto ingigantito da questa scoperta perché non capivo cosa significasse "qualità dell'immagine". Normalmente il significato è inteso come definizione di una parola e si cerca nel dizionario, ma questo non basta: è l'uso che chiarisce davvero il significato (tanto che esistono dizionari soltanto dell'uso).
Se la parola
immagine benchè tra molti problemi e paradossi risulta abbastanza comprensibile, è
qualità a essere ostica.
La qualità può essere due cose. Inizio col significato secondo me meno peculiare e pertinente - ma assai usato. La qualità è intesa come
superiorità di qualcosa su qualcos'altro. Questa superiorità ha un carattere quantitativo. Per esempio un computer di maggiore qualità ha
maggiore potenziale tecnologico: più ram, ram più performate, processore più veloce, nanotecnologia più spinta, eccetera.
Un secondo significato di qualità, che trovo più pertinente e utile, usa
qualità in opposizione a quantità. Ovvero quando si parla di qualità non si sottendono numeri da raffrontare, ma si produce un discorso che in qualche modo chiarisce aspetti della realtà, si argomenta su fatti-valori, si pensa.
Se dico "Don Chisciotte di Cervantes è un romanzo di enorme qualità", non intendo che ha più personaggi o pagine di altri romanzi, ma sto introducendo un discorso che mi porterà a chiarire come ritengo sia fatto il nostro mondo - per esempio potrei illustrare la qualità della "idiozia" di Don Chisciotte accomunandola a quella del principe Myškin e capire così una modalità esistenziale.
Quando leggo "Ecco la qualità dell'immagine" oppure "Qui manca la qualità dell'immagine", non trovo mai che si stia introducendo un discorso sul mondo, piuttosto si parla, anzi si
misura la nitidezza, il microcontrasto, la croccantezza, la gamma dinamica, eccetera, tutti aspetti che realmente sono di quantità, non di qualità.
Allora la mia modesta proposta lessicale è che "qualità dell'immagine" sia ciò che l'immagine rappresenta del mondo. Anzi mi spingo un po' più in là:
qualità dell'immagine è cosa l'immagine pensa del mondo.

Luigi Ghirri, Roma (Kodachrome, 1978)
Cosa succede se continuiamo a confondere la qualità con la quantità?
Semplice: il soggetto vero delle nostre immagini non sarà più il mondo, il soggetto vero saranno la nitidezza, il microcontrasto, la croccantezza, la gamma dinamica.