Premessa: questo post è un mini-pistolotto, scritto con tono finto-provocatorio ma con cuore allegro!

@Antonello Emil Martinec l'hai letto? Reichmann era un fotografo pro con una laurea in fotografia, Knoll un programmatore, tutti e due senza una grande preparazione scientifica, d'accordo. Martinec è un fisico teorico di punta dell'U. di Chicago. Canonista, è rimasto scioccato dalla Nikon D3. Si è "allenato" sul Forum DP Review (che è di Amazon) per qualche anno (ejmartin) e molti lo hanno aiutato a correggere dettagli controversi.
Non capisco il senso della tua osservazione: e allora?... Una idiozia è e rimane una idiozia anche se chi la sostiene ha 20 lauree. E la cosa potrà forse sconcertare te, ma a me non sconcerta minimamente. Anche in questo preciso momento in tutto il mondo ci sono probabilmente alcune decine di persone che cercano di "razionalizzare pi greco" (operazione comunemente detta "quadratura del cerchio") e costoro sono tutti laureati in matematica, spesso anche in fisica, ed in genere "magna cum laude" e molto probabilmente sono anche docenti universitari! Eppure, non di meno anche la sola idea di razionalizzare pi greco è indiscutibilmente una idiozia. Nel corso della mia vita - lavorativa e non - ho incontrato, come tutti, persone con un quoziente intellettivo palesemente sotto la media, eppure fra di essi la percentuale di laureati era nella media. All'università vi erano tantissimi colleghi che - per esser eufemistici - non brillavano certo per intelligenza, eppure si sono laureati tutti, chi in matematica, chi in fisica e chi in ingegneria. Il fatto è che gli studi non sollevano di un un solo punto il proprio quoziente intellettivo. Ma non basta: anche se può sembrare strano, per laurearsi in qualunque disciplina, comprese anche matematica e fisica, non è per niente necessario avere una intelligenza sopra la media; anzi, spesso proprio chi è sotto o nella media si laurea a pieni voti e più in fretta degli altri, perché studia a memoria.
E' sempre stato così e - semmai - anno dopo anno è sempre peggio, e si verifica in tutte le discipline, non solo scientifiche ma anche umanistiche, e lo dico per esperienza diretta. Potrei fare tanti esempi di vita vissuta, ma ne scelgo solo due, agli antipodi l'uno dall'altro.
Il primo è talmente banale da sembrare una barzelletta tanto è ridicolo. Nel liceo che ho gestito per dieci anni, poco tempo prima che io arrivassi - quindi poco prima del 1986 - giunse una domanda di insegnamento da parte di un docente, scritta di pugno - come usava allora - e indirizzata come segue:
Ill'Ustrissimo Signor Preside
Proprio così: APOSTROFO seguito, a scanso di equivoci, dalla U maiuscola!!!
Oggi si potrebbe pensare (e sperare) che si tratti di un errore di battitura; ma in questo caso, essendo scritta a mano, quell'apostrofo e quella U MAIUSCOLA testimoniavano in modo inconfutabile ed indelebile l'ignoranza di chi quella domanda l'aveva scritta. E indovina un po' quale era la materia per la quale si chiedeva l'insegnamento?!... LINGUA E LETTERATURA ITALIANA!!! Ma la cosa più sorprendente non era che questa persona fosse laureata in lettere moderne, bensì il fatto che allegava un certificato di laurea che attestava una votazione di 110 su 110 e lode!!!
Il secondo esempio risale invece ai tempi ancora precedenti, ai tempi dell'università nella seconda metà degli anni '70, e ne scelgo uno fra i diversi che potrei fare (non è il peggiore, ma è il più semplice da raccontare). Durante le lezioni di fisica tecnica venne fuori che il docente (non un assistente, ma proprio il docente che faceva lezione sempre di persona, questo almeno gli andava riconosciuto) spiegando in dettaglio il corpo nero giungeva a conclusioni giuste, ma le giustificava con una trattazione matematica del tutto sbagliata, oltretutto mettendola nero su bianco (anzi, bianco su nero) alla lavagna. Più facevo notare queste assurdità ai miei colleghi, più essi mostravano di non rendersene conto, rispondendomi sostanzialmente in stile scuola elementare, ossia "ma se lo dice la maestra deve essere vero" magari rinforzato con un "ma se fosse sbagliato vuoi che nessuno se ne sarebbe accorto fino ad ora?". Va beh, alla fine mi arresi, peggio per loro.
Quando giunse l'esame io fui interrogato per primo (in genere ero sempre il primo in lista perché non mi garbava di aspettare, mentre quasi a nessuno piaceva invece di rompere il ghiaccio) e caso volle che il docente per SUA sfortuna mi chiese proprio la trattazione matematica del corpo nero, cosa che io feci col sorriso da un orecchio all'altro! Ma naturalmente, alla lavagna non trascrissi come un automa i passaggi sbagliati da lui insegnati e imparati a memoria dai miei colleghi, bensì riportai la trattazione corretta dall'inizio alla fine, giungendo al risultato ovviamente anch'esso corretto. Ora, non ricordo assolutamente più i dettagli di quanto avvenne, ma posso assicurare che non avevo nessuna voglia né intenzione di litigare; ovviamente, tuttavia, è proprio ciò che avvenne: litigammo! Senza urla, certamente, ma non di meno litigammo. Riuscite ad immaginare come andò a finire?!... Che probabilmente giunse sul punto di esplodere di rabbia ma dovette forzatamente riconoscere la correttezza dei miei passaggi e - per conseguenza - l'erroneità dei suoi. Ma invece di complimentarsi con me - cosa che lo avrebbe qualificato come una persone di valore - si rassegnò a passarmi all'esame a denti stretti, con un voto tutto sommato decente e che "incassai" con soddisfazione anche se fu il mio più basso tra tutti quelli specialistici. Al che me ne andai senza stare a guardare quel che successe dopo, anche se non era difficile immaginarlo. Riuscite ad immaginarlo anche voi?!... Beh, anche se non c'eravate, come non c'ero io, quel che accadde è scontato: l'esame non lo passò nessun altro. Infatti, non era più possibile per il docente accettare come buoni i suoi passaggi sbagliati, ma nessuno dei miei "colleghi" era in grado di rispondere correttamente, in quanto avevano TUTTI imparato a memoria una sequenza di trattazione che ormai era stata dichiarata ufficialmente SBAGLIATA. Dopo quel che era successo davanti a decine di testimoni, il docente non poteva neanche far finta di nulla, quindi dopo pochi tentativi i miei colleghi si ritirarono tutti e a quell'appello non passò nessun altro. E bada bene che non si trattava di errori marginali (altrimenti non lo racconterei neanche), ma proprio di "corbellerie matematiche"; eppure quei "colleghi" si sono laureati tutti o quasi e come loro anche tutti quelli che negli anni ci avevano preceduti e nessuno dei quali si era mai reso conto di queste assurdità matematiche (o magari, chi se ne rese conto non ebbe in sé la sicurezza per opporsi "alla maestra").
Ma bada bene, sia ben chiaro che io non sono affatto un genio, non sono affatto una mosca rara: sono semplicemente uno dei tanti che dà credito al proprio raziocinio fino a prova contraria. Ma le opinioni contrarie non sono affatto delle prove perché le opinioni non provano proprio nulla; e quando le opinioni contrarie non sono supportate da prove degne di questo nome, ossia da fatti concreti e sensati, allora in genere non valgono neanche il tempo di stare ad ascoltarle, neppure se le sostiene un premio nobel.
La morale della favola è la seguente: quando non si è in grado di valutare per proprio conto la correttezza scientifica di "un qualcosa", allora viene naturale cercare di orientarsi basandosi sulla "attendibilità presunta" dei sostenitori e dei contrari, la qual cosa è sbagliata anche se perdonabile, perché non si ha altro modo per decidere. Ma quando si è in possesso di sufficiente conoscenza per essere in grado di valutare per proprio conto con la PROPRIA testa, allora ci si rende conto che la "attendibilità presunta" dei "sostenitori di idee senza prove" conta quanto una palla da basket nel gioco del tennis.
Per cui, in conclusione, per rispondere finalmente alla tua domanda iniziale: non ricordo proprio se io abbia mai letto qualcosa di Martinec, Reichmann, Knoll o quanti altri, ma in ogni caso poco importa. Infatti, chiunque fossero questi signori, se sostenevano qualcosa che contraddice le basi della fisica, allora per me sono idiozie senza neanche bisogno di leggere quanto abbiano scritto, cosa che sarebbe solo una perdita di tempo (a meno che mi paghino per questo, ma dubito che qualcuno sia disposto a farlo).
Mi rendo conto che tu non te ne rendi conto (perdonami il gioco di parole), ma voglio farti notare che in questo caso stiamo parlando del secondo principio della termodinamica, il quale GARANTISCE che la perdita di informazione è SEMPRE "strettamente irreversibile". Sostenere quindi qualcosa che contraddice - pur senza rendersene conto - il secondo principio è come sostenere di poter far scorrere il tempo a ritroso correndo all'indietro. Come la vuoi chiamare una idea del genere? Io la chiamo idiozia, e tu? Fa differenza che chi la sostiene abbia una, dieci, cento o mille lauree?!... Per me no, non fa differenza, alcuna, e rimane comunque una idiozia; e per te?!...
La differenza tra te e me sta nel fatto che mentre per me è evidente (riducendo all'osso e in soldoni) la stretta relazione tra l'argomento di cui parli e il secondo principio della termodinamica, per te questa relazione non è invece per nulla evidente (altrimenti voglio sperare che avresti smesso da un pezzo di perderci tempo).
Per cui la morale della favola può essere semplificata come segue (e questo è l'ultimo tentativo che faccio per cercare di ricondurti nel mondo della fisica reale): una sovraesposizione NON è e NON può essere recuperabile, in nessun caso, perché se lo fosse sarebbe in contraddizione diretta col secondo principio della termodinamica. Per cui, qualunque ipotesi o teoria che - direttamente o indirettamente, rendendosene conto o meno - contempli il recupero di una sovraesposizione, ebbene tale teoria è NECESSARIAMENTE una idiozia, senza ombra di dubbio e senza bisogno di pensarci sopra neanche un secondo. Di conseguenza, se ci troviamo di fronte ad una situazione nella quale "ci sembra" di poter recuperare una sovraesposizione (ci riferiamo ovviamente alle alte luci che dovrebbero essere bruciate), allora questo significa una ed una cosa soltanto: CHE NON SI TRATTAVA DI UNA SOVRAESPOSIZIONE, PUNTO. Su questa conclusione non c'è spazio né per i se né per i ma. Pertanto, l'unica domanda che abbia senso parsi è semmai la seguente: che cosa mi sta traendo in inganno, facendomi pensare di essere di fronte ad una sovraesposizione? Ecco, questa domanda sì, sarebbe sensata, perché vi è certamente qualche "fischio" che sto prendendo "per fiasco", senza rendermene conto. Ma al riguardo ti ho già detto di non essere in grado di aiutarti, perché non sono riuscito a capire la logica del tuo ragionamento (e, detto goliardicamente, il tentativo mi è bastato e non intendo provarci di nuovo).
Mi auguro che queste mie risposte ti servano a qualcosa, ma soprattutto mi auguro che quest'ultimo post aiuti te (e magari anche qualcun altro) a riconoscere e rimuovere l'errore comune di "attribuire credibilità alle credenziali", che è uno più gravi malanni del mondo moderno. Ma comunque questo è l'ultimo tentativo che faccio, poi... "passo!"
Che Dio ti benedica!
