Se, invece, ti è venuto lo sfizio di avere un "corredino mirrorless ad ottiche intercambiabili" che comunque ha un suo ingombro, salterei Fuji e m4/3 per arrivare ad una Sony APS-C tipo la A6000 e precedenti (io uso ancora con soddisfazione la vecchia NEX-5 che dà i punti a qualsiasi m4/3 di simile generazione e, nei tuoi messaggi successivi, hai aggiunto che non vuoi spendere troppo).
Rino, io ho avuto la Nex-5r, evoluzione della 5, con il sensore 16mpx, che dovrebbe essere migliore del vecchissimo 14mpx. L'ho avuta con il 16mm (una schifezza), il 18-55 (discreto), il 55-210 (non mi ha mai colpito) e lo Zeiss 16-70 (buono, ma non meglio del m4/3 Leica 12-60).
Molto interessante quello che hai scritto e capisco che il m4/3 abbia un suo cospicuo seguito oltre che per le dimensioni e le fotocamere dal design accattivante (a me piacciono molto, ma forse è anche "effetto nostalgia", lo stesso motivo che decretò il successo delle Fuji quando tornarono alla ribalta con il design simil Leica), anche per le prestazioni apparenti grazie ad un furbo sviluppo con maschera di contrasto, nitidezza e vividezza particolarmente pompati. Le Sony hanno sempre avuto dei file più conservativi, scelta giusta per chi vuole lavorare poi sui file (puoi aggiungere la maschera di contrasto e nitidezza - ovviamente intendo quella fittizia - ma non puoi toglierle), ma sbagliata per chi vuole le foto pronte per l'uso. Non c'è nulla di male in questo, sia ben chiaro, solo che sono due approcci molto diversi nonostante il target simile.
Sony ha sempre sbagliato lo sviluppo delle JPG in camera nelle NEX e successive. Anche la A6000 soffre di un eccessiva riduzione del rumore persino alla minima sensibilità - quando non servirebbe - e questo porta a delle immagini "allisciate" che non mi piacciono (vedi test della Sony A6000 su Nadir). Stranamente, le JPG in camera sono molto equilibrate nelle FF sia della serie A7 che delle A99 e precedenti. Vero quanto dici per il bilanciamento del bianco in luce artificiale della NEX-5, ma bastava farlo in manuale e comunque è diventato ottimo pochi modelli dopo.
Non concordo con il tuo parere sulle ottiche: il 16mm Sony è buono e diventa molto buono se si considerano prezzo e dimensioni, il 18-55 era allineato alla concorrenza ma ad un prezzo ben inferiore, difficile trovare uno zoom migliore dello Zeiss 16-70 che, nonostante non fosse ai vertici della categoria per risolvenza, ma non al di sotto, aveva dei colori splendidi e naturali (non pompati via software), un senso di tridimensionalità eccezionale e tutte quelle caratteristiche che, messe insieme, facevano dire "Che bella foto!". Potrei ripetere le stesse cose per lo Zeiss 24-70 per le Sony A7: viene continuamente bistrattato da chi non ce l'ha o da chi guarda i dettagli delle foto ai bordi al 100% ma non guarda le foto nella loro interezza. Era la filosofia dichiarata da Zeiss sin dagli inizi:
"La risolvenza? Quella che basta. Se volete leggere la pagina di giornale in mano ad una persona davanti alla cattedrale (inquadrata interamente) compratevi un tele: noi ci impegniamo a rendere la cattedrale e la luce nel modo migliore".
Oggi, comunque, con tutto il rispetto per i vecchi Zeiss e la scuola tedesca in genere, ci si avvicina moltissimo grazie alla progettazione col computer (vedi la stessa Sigma) e con la postproduzione.
Mi piaceva molto la vituperata forma a ferro da stiro. La trovavo praticissima, una sogliola, ma con un grip molto comodo. Se potessi chiedere ad un azienda di costruirmi una fotocamera su misura, gli chiederei il corpo della Nex 5.
E' stata un'idea geniale e, a suo tempo, ebbe le stesse critiche che adesso fioccano sulla Sigma fp. Non c'erano il mirino e la stabilizzazione in camera, era un mattoncino (ma con la comoda impugnatura) quasi privo dei design. Sony, che può permetterselo, preferì aggiungere queste caratteristiche sui modelli successivi sino ad arrivare alla A7, una FF nata dall'idea della NEX, ma persino con un abbozzo di pentaprisma e delle rotelle per accontentare gli utenti: lo stesso che ha fatto Hasselblad con la X1D che è quasi identica alla Sigma sd Quattro, ma ha un "bitorzolo" sulla sommità, un simil pentaprisma con il logo. C'è bisogno di rispettare la tradizione nel mondo della fotografia, un passo avanti ed uno indietro.
Sigma su questo è davvero fuori dal coro: la generazione Quattro e la fp hanno un design moderno senza finti pentaprismi, appendici e rotelle come ai vecchi tempi. Sigma sta rischiando molto.