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La musica dei negri
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agostino:
Nella nota introduttiva all'irrinunciabile libro di Arrigo Polillo, Jazz, vergata dal curatore Franco Fayanez (una riedizione aggiornata del 1997 con ottimi e rispettosi ampliamenti), leggo:
"Jazz di Arrigo Polillo è da anni un'opera di culto per i musicofili di ogni tendenza. Per questo motivo gli interventi sul testo originale sono volutamente limitati allo stretto indispensabile, lasciando inalterato anche qualche termine che oggi nell’uso quotidiano è diverso (ad esempio negro invece dell‘attuale nero).“
Polillo nell’introduzione, riferendosi alla indebita (perché musicalemente povera) appropriazione dello „stile“ jazz da parte di musicisti bianchi per orchestrare pezzi classici o amenità simili, scrive:
"Il pregiudizio etnocentrico, secondo il quale solamente le espressioni della cultura propria sono "normali" e meritevoli di attenzione (un pregiudizio, dispiace riconoscerlo, da cui solo una esigua minoranza fra gli europei e gli americani bianchi, ha saputo liberarsi del tutto), è all’origine di simili apprezzamenti, ai quali fa riscontro la scarsa considerazione di cui, come artisti, hanno potuto godere i jazzman autentici, e in particolare quelli negri“. Prosegue con considerazioni non meno notevoli a cui vi rimando.
Ecco, io ora vigilerò affinché questa intelligenza non venga annullata nelle riedizioni attuali, quelle che cadranno nella nuova epoca dello stupidario.
edecapitani:
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