News:

Alcuni FAKE ACCOUNT sono stati BLOCCATI e BANNATI

Menu principale

Ecco, mi apparve il Diavolo

Aperto da edecapitani, Lunedì, 28 Febbraio 2022, 00:28:13

Discussione precedente - Discussione successiva

0 Utenti e 1 Visitatore stanno visualizzando questa discussione.

edecapitani

Sto salendo al passo della Manina - in val di Scalve - e, improvvisamente, laggiù in fondo in un varco di cielo, una serie di aguzzi denti rocciosi mi sbrana lo sguardo e l'anima: a destra, il più alto è il Pizzo del Diavolo di Tenda, contraffortato a sinistra dal Diavolino; ancor più a sinistra, formando una V con i demoni pietrificati, si erge il monte Madonnino.
Le Orobie e le Prealpi Bergamasche sembrano un campo di battaglia tra le schiere celesti e quelle infernali: il Diavolo di Tenda, il Diavolino, il Diavolo della Malgina… e le Matte, quattro vezzose e imprudenti fanciulle condannate dal Consiglio dei Folletti a divenire guglie rocciose tra gli strapiombi della Presolana per essersi prese gioco di quattro gnomi... Ed anche la Grigna fu un tempo una fanciulla, anzi una spietata guerriera che, fatto assassinare un cavaliere innamorato di lei, fu trasformata in roccia, e la sentinella sicaria del delitto fu fatta Grignetta (ma la si potrebbe leggere modernamente come una storia di libertà femminile, in fondo non aveva nessun obbligo di cedere agli ardori del cavaliere)... E poi il Lago dell'Inferno - dalle parti del Pizzo dei Tre Signori - che in un tempo lontano risucchiò il diavolo sconfitto in una battaglia campale dall'eremita Trona, trionfante sulla soverchiante forza del suo nemico con un segno di croce, e quando il diavolo fu precipitato dalla sua sede sul Pizzo Varrone la terra si ritrasse per non esserne toccata ed in seguito si risollevò impetuosa formando un nuovo monte, mentre l’orrida voragine fu riempita delle piogge scatenate dal diavolo stesso che scomparve nel nuovo lago. Tutto questo videro atterriti gli abitanti delle valli, videro tutto da una bocchetta e diedero un nome ad ogni cosa: il lago fu chiamato Inferno, la bocchetta Paradiso, il monte Trona in onore del santo che aveva combattuto per loro... E poi ci fu il pastore Ransciga, tramutato in sasso dal diavolo in alta Val Biandino (sempre sotto i Tre Signori) ... E poi ci sono il Madonnino e il monte Giovanni Paolo II. E giunti al passo della Manina, una chiesetta guarda in faccia il Diavolo e la Madonnina, e la chiesetta pur così minuta è una sentinella che domina le valli. Non bisogna invece farsi ingannare dal Pizzo Coca, il suo nome non ha nulla a che vedere con illeciti spacci e neppure con la regina delle bevande capitaliste, giacché 'cocca' significa semplicemente 'vetta' ed è davvero una gran vetta: con i suoi 3052 m è il Re delle Orobie. Certo, i suoi orridi strapiombi ferrigni fanno paura come fosse anch'esso un diavolo...
Salendo al monte Sasna, ero circondato dalla meraviglia, dai diavoli orobici, e dal Redorta, dal Re e dalla Regina (la Presolana) con le sue Matte, dal Ferrante, dal Recastello, dai Tre Confini, dal Gleno e dal Camino.
Più avanti nella stagione, se il venerabile Trona e Giovanni Paolo II e la Madonnina, dalle loro vette mi concederanno protezione, salirò sul Diavolo di Tenda.

Le foto sono fatte con le dpq, 0 e 3

1. il Diavolo di Tenda col Diavolino a destra del varco, il Madonnino a sinistra
2. La cappella che vigila sulle 20 m sopra il passo della Manina
  • Enrico
     

edecapitani

3. Il monte Sasna, la mia meta. Sono salito da Nona, frazione di Vilminore in Val di Scalve, senza troppa fatica (a parte quella dovuta al depistaggio) fino al passo della Manina, poi da lì in vetta al Sasna seguendo la lunga cresta. Ho dovuto utilizzare i ramponi, non avevo le bacchette e il treppiede, utilizzato come bastone, mi è stato più di intralcio che di aiuto.

4. la prima croce di vetta (ci sono due vette e due croci)

5. tutta la cresta vista dal passo della Manina. La piramidina bianca che si vede in fondo è il Pizzo Tre Confini, unito da una cresta rocciosa al Pizzo Recastello che si vede dietro le due "quote" rossastre di una dorsale.
  • Enrico
     

edecapitani

I giganti orobici, le vette più selvagge e alte della catena principale che divide la Bergamasca dalla Valtellina: cime comprese tra i 2800 e i 3050 m di altitudine, con dislivelli intorno ai duemila metri per chi vuole arrivare fino in vetta.

6. In primo piano a destra il Pizzo Redorta: quando fu scalato per la prima volta nel 1830 da un gruppo di austriaci si pensava fosse la cima più alta delle Orobie, solo mezzo secolo dopo, nel 1877, si scoprì che il suo vicino, il Pizzo Coca è più alto di qualche metro. Sullo sfondo il Madonnino e il Diavolo di Tenda.

7. Il Redorta, il Coca (due dei tre Tremila delle Orobie), poi le creste dei Druet e il dentino del Diavolo della Malgina (poco sotto i 3000, è la quarta vetta orobica).
Questa foto è stata scattata con poca lucidità, non mi sono accorto del basamento in cemento della cappella del passo. Mi sarebbe bastato spostarmi di poco e lo scatto era migliore. Il problema è che ero stanco e stavo rifiatando, avevo appena terminato la discesa della cresta con continui affondamenti nella neve fino alle ginocchia, ero seduto e mangiavo il mio uovo sodo. Quando fotografo in escursioni impegnative devo scendere a compromessi e a volte perdo anche lucidità.

8. Coca, Diavolo della Malgina e, come prima dietro la dorsale, il Recastello (nella top 10 orobica) e più a destra il Tre Confini
  • Enrico
     

edecapitani

9 e 10. Il Re delle Orobie - il Pizzo Coca - col Dente di Coca (top 10 anche lui) da due diversi punti di osservazione: il passo della Manina e la vetta del Sasna.
Dai colori si vede molto ferro: le Orobie e le Bergamasche sono montagne ferrigne ricche di miniere ed è ben noto che fu proprio tra questi monti  che l'homo selvadego insegnò ai nostri antenati ad estrarre il ferro dai monti e a fare il formaggio. Questa un'altra storia verissima che s'aggiunge a quelle che raccontano di santi eremiti, diavoli e folletti.
  • Enrico
     

edecapitani

Altri giganti orobici visti con la dp3q:

11. Il Diavolo di Tenda (top 10) col Diavolino e il Madonnino (e davanti a dx  una delle creste del Redorta)
12. il Gleno (ultimo della Top 10, poco sotto i duemila e otto)
  • Enrico
     

edecapitani

13 e 14. La Regina delle Orobie (anche se in realtà è nelle Prealpi Bergamasche), la Presolana, un magnifico castello di roccia. Le grandi cime delle Bergamasche sono più calcaree e ricordano spesso le Dolomiti, sono più basse rispetto alla catena principale orobica ma in qualche caso sono davvero possenti come la Presolana o l'Arera, le Grigne, il Resegone (a dispetto della sua altitudine inferiore ai Duemila).
Dal passo della Manina e dalla cima del Sasna si vede la la Presolana, con la sua impressionante parete Nord, guardando a Sud-ovest
Nella foto 14, a sinistra della parete della Presolana, si vede un torrione e ai suoi piedi, molto più piccole, delle guglie: sono le Matte di cui parlavo sopra.
  • Enrico
     

edecapitani

15. La meta mancata: il monte Ferrante (nel gruppo della Presolana). Dovevamo salire lì (eravamo in due), poi si chiacchiera in macchia, non ci si accorge del punto in cui bisogna svoltare e cambiar strada e alla fine si cambia meta. Il Ferrante è la piramide nera in fotografia, alla sua sinistra il Ferrantino e a destra il Vigna Vaga. Se tutto va bene ci salirò venerdì prossimo.
  • Enrico
     

edecapitani

16. Guardando a Sud-est, il Pizzo Camino, una delle cime della Val di Scalve. il mio compagno di escursione, un paio d'anni fa, ci ha lasciato un menisco in cima e l'hanno dovuto prendere con l'elicottero. Anche suo figlio è stato recuperato con l'elicottero ma sul Cervino (il vento gli aveva portato la corda al di là della cresta in una sosta della discesa in corda doppia). Entrambi sono tesserati CAI e non hanno pagato l'elicottero altrimenti sono dolori. Spinto da questi fatti mi sono iscritto pure io al CAI, così se precipito non lascio debiti a mia moglie.
  • Enrico
     

edecapitani

17. Lo sguardo si spinge fino al gruppo dell'Adamello e quest'estate spero di portarci anche le mie gambe sulla cima principale
  • Enrico
     

edecapitani

18 e 19. Due immagini del Pizzo Tre Confini, visto risalendo la cresta del Sasna
  • Enrico
     

edecapitani

20. L'abitato di Lizzola (alta Val Seriana) dalla cima del Sasna
21. In discesa
  • Enrico
     

edecapitani

22. Il depistaggio
Queste sono case di minatori, fotografate al rientro. Quando ci son passato durante la salita, ho deviato dalla retta via risalendo un sentiero per capre verso quel che mi sembrava un valico e ho fatto questo perché sopra di me, sulla traccia caprina, avevo visto Marco e l'ho chiamato e mi ha risposto e io son salito, ad un certo punto ho costeggiato l'orlo di un enorme buco e son salito ancora fino a rendermi conto che Marco in realtà non c'era e la traccia si perdeva ai piedi di una parete. Così son tornato sui miei passi e ho sacramentato per recuperare il tempo perduto. Quando chiamai Marco, fu veramente lui a rispondermi ma non da dove lo vedevo, ma da un punto più avanzato sul giusto sentiero, che facilmente si seguiva guardando in fondo la chiesina del passo che si vede nella seconda foto. Beh, è evidente che si è trattato di un inganno del diavolo ed è evidente che quell'orrendo buco è la sua tana ed è lì che voleva farmi finire ma il santo eremita Trona è intervenuto a mia difesa.

23. Un torrente ghiacciato

24. L'abitato di Nona e l'ultima luce sul Pizzo Camino
  • Enrico
     

Tino84


Marco_M

  • Marco
     

brigante

  • Marco
     
Prendi la macchina fotografica e vai.