Cavolo romano convenzionale

[pacific palisades]

Ecco, dopo aver reclamato contro lo sf(u)ocato di Agostino, incurante della coerenza posto tre foto dove son passato di là, ho fatto una maniera di qualcosa che avevo già fatto e mi piaceva. Succede, al posto del kokoro si usa una ricetta, anzi come si dice oggi un 'algoritmo'. Si salvano forse per il cavolo un po' marcio, per il fondale storto, per la ripresa in luce naturale e quel fondo di incanto per le forme naturali che era il me che è nella fotografia, perché ogni fotografia non è la copia della cosa ma la nostra relazione con la cosa.

[OneFromRM]

Volevo dire "Accidenti!"... mi limiterò a dire "Cavolo!!"

[agostino]

Sbaglio o ti eri già cimentato con il cavolo?
Mi piace la serie ma non trovo ragioni perché esista. Come tutte le mie foto, del resto.
Se lo avessi anche aperto, il cavolo, ti avrei intitolato:
Anatomia di un cavolo

[Donato56]

Si salvano forse per il cavolo un po' marcio, per il fondale storto, per la ripresa in luce naturale e quel fondo di incanto per le forme naturali che era il me che è nella fotografia, perché ogni fotografia non è la copia della cosa ma la nostra relazione con la cosa.




Senza parole, hai detto già tutto, foto e descrizione.  










[/quote]

[Italo]

Rispondo solo per dirti che, di quanto hai scritto a proposito del cavolo, non ho capito un cavolo! 

[Joserri]

Belle le sante verdure catturate dalla mente di un amante. Non critico il fondo, perché non sono un maniaco delle costruzioni talebane. Un cavolo sarà un cavolo per almeno i prossimi mille anni.
E so, tra l'altro, il doppio senso. 

[agostino]

Io credo di dovermi rettificare per non sembrare brusco :
- va intesa cone una serie ovvero una ricerca di relazione con la cosa detta cavolo da punti di ripresa diffetnziati
- un approccio anatomico (e qui mi piaceva lo spaccato)
- foto alternative (ovvero: scegliete quella che meglio coglie la essenza di "questo cavolo", il suo stare al mondo)
?

[pacific palisades]

Rispondo solo per dirti che, di quanto hai scritto a proposito del cavolo, non ho capito un cavolo! 

Io credo di dovermi rettificare per non sembrare brusco :
- va intesa cone una serie ovvero una ricerca di relazione con la cosa detta cavolo da punti di ripresa diffetnziati
- un approccio anatomico (e qui mi piaceva lo spaccato)
- foto alternative (ovvero: scegliete quella che meglio coglie la essenza di "questo cavolo", il suo stare al mondo)
?

Volevo dire questo: quando scelgo, isolo un rettangolino del mondo attraverso l'apparecchio fotografico è perché sono in relazione con ciò che è contenuto nel rettangolino. Può essere che sono un paparazzo e devo vendere il rettangolino a una rivista allora ci metto dentro due personaggi famosi che si baciano; può essere che sono interessato al paesaggio ma il mio interesse ha un grado di astrazione e quindi tolgo il colore come Gabriele Basilico; può darsi che empaticamente parteggio per delle/dei dimostranti allora cerco il loro ritratto in una manifestazione; può essere che amo le attrezzature fotografiche allora metto nel rettangolino qualcosa che rivela la perfezione della mia fotocamera; e così via...

La fotografia non copia un rettangolino di realtà: se la realtà è stata chiusa nel rettangolino c'è una ragione che è in me, e producendo l'immagine produco, più che una copia della realtà, una rappresentazione della mia relazione con quella realtà (questo accade sempre per ogni atto del fotografare).

Siccome in ogni fotografia c'è sia la realtà sia la mia interiorità, il problema è dare un equilibrio a questa relazione. Per esempio questa idea della necessità di trovare un equilibrio secondo me è evidente in tutti gli interventi di Italo quando aggiusta la visibilità di un'immagine troppo drammatizzata o dal colore sbilanciato: i suoi interventi è come se dicessero: non prevaricare la realtà con la tua visione!

Queste tre foto non sono proprio una serie, faccio solo varie prove.
Trovo che in queste fotografie ho prevaricato troppo il soggetto con una formula che è quella di aumentare la luminosità del fondo oltre sfuocarlo. Non sono fotografie sgradevoli (anche se forse andava scelta la versione con un po' meno sovraesposizione) però sono quelle cose che si trovano su instagram quando si vuole rendere interessante un cibo - mentre la mia intenzione era una sorta di preghiera per la forma naturale.

Di buono c'è che tutto questo è stato ottenuto non trimmerando valori tonali con Photoshop ma direttamente in ripresa e con luce naturale.


Kokoro è la parola giapponese per dire 'cuore' ma i significati - come anche nella lingua italiana - sono tanto più ricchi: kokoro è il sentimento (ce lo insegnò Igort tanti anni fa dal suo blog, ci fece una lezione sul kokoro, e oggi è diventato il titolo del suo ultimo libro).

[edecapitani]

 
Ttutto molto interessante, grazie

[pacific palisades]

Questa è meglio.

[Italo]

Per esempio questa idea della necessità di trovare un equilibrio secondo me è evidente in tutti gli interventi di Italo quando aggiusta la visibilità di un'immagine troppo drammatizzata o dal colore sbilanciato: i suoi interventi è come se dicessero: non prevaricare la realtà con la tua visione!

Esatto! Ognuno "vede" la fotografia con la propria "lente": tu hai una cultura ed interessi umanistici mentre io, all'opposto, ho cultura ed interessi scientifici per cui le immagini hanno, per noi, aspetto e significato diversi... ciò non toglie che io possa provare un certo occasionale gradimento per una specifica immagine artistica.   

La sintesi è un altro aspetto tipico del mio carattere, mentre (non intendo offenderti) ho notato che spesso rischi la prolissità tipica di un letterato.