Una volta in casa, veniamo accolti dal calore della stufa a legna, e da una serie di prelibatezze tutte rigorosamente fatte in casa dai due anziani 77enni.
Considerate che lui, fin prima del covid, andava nel villaggio sopra a giocare a calcio! Quindi non ci sorprende sapere che la grappa (che lui chiama in realtà cognac, visto il sapore), il succo di mirtilli e lampone, l’aceto di mele, le patate e la cipolla, sono tutto frutto della loro fatica e dedizione alla montagna.
Mi sembra quasi superfluo specificare che il tutto ha un sapore intenso e buonissimo. (Cerco uno scatto, la sigma è già al limite nella poca luce della stanza)
Con quelle due parole acquisite, riesco a chiedere loro di fare una foto, nel loro ambiente, spartano forse, anche se direi più “essenziale”, per un ritratto (che non condivido qui sul forum), che ritrae perfettamente la loro personalità: immaginatevi due persone con il viso solcato dall’eta, ma ancora arzille ed in forma, con un sorriso appena appena abbozzato, ma serene, sedute ad un tavolo dove nel mezzo sono appoggiati i risultati del loro lavoro, quelle bottiglie contenenti la grappa ed il succo che tanto ci hanno allietato.
Lui infine ci mostra orgoglioso la sua “collezione” di bottiglie di birra, rigorosamente scopsko (la tradizionale birra macedone), e ci accompagnano dandoci le indicazioni per la prossima tappa, gorna Bosova (potremmo tradurla come Bosova di sopra).
Prima di andare via però c’è da togliere il fango dalle scarpe, ed il fiume è lì pronto a darci una mano. Ed è qui che si staglia un altra scena indimenticabile: grazie alle mie 2 parole in croce, prendo in giro suocera, sorella e morosa che sono in riva a pulire, chiamandole “makedonsko devojce” . E loro rispondono intonando appunto la canzone makedonsko devojce (letteralmente “ragazza macedone”), creando un’immagine veramente di altri tempi.