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matteo bignozzi, su Flickr
Il nome di fantasia dato a quest'angolo di Venezia da Hugo Pratt, l'autore di Corto Maltese.
Che sia una corte sconta, ossia nascosta, è indubbio: è un luogo sconosciuto anche a molti veneziani e a chi conosce bene la topografia veneziana.
Arcana è una tautologia, una licenza poetica di Pratt, che aggiunge un pizzico di mistero e misticismo.
Il nome vero è Corte Botera, perché un tempo ci lavoravano i bottai veneziani.

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Per accedervi, bisogna avere la fortuna di trovare aperto il cancello in ferro battuto, che è stato messo lì per proteggere la corte dai soliti turisti maleducati.
Ci sono entrato in punta di piedi, con un discreto senso di colpa, sperando di non disturbare nessuno; senza treppiede, in una giornata nuvolosa, con polso tremante per l'emozione ed esposizione a 1/15 di secondo: una valida premessa per un autosabotaggio.
Non ho rimpianto l'assenza del sole, che mi ha permesso di non avere contrasti esagerati tra luci e ombre, anche se avrei gradito più rimbalzi di luce indiretta.

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Quello che mi colpisce, è la creazione di un piano ammezzato nel porticato: è così basso, che non sembra vero. Mi piacerebbe vedere come hanno risolto gli spazi all'interno.
Archi ribassati in mattoni e travi di legno, che appoggiano antiche colonne bizantine, con finestre che spaccano i conci cesellati degli archi murati.
E superfetazioni che si sovrappongono, nel leggere tra le pietre e i mattoni.

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Quello che era un volume arioso, con una porta d'acqua maestosa, è stato riempito e sfruttato fino a diventare umido, buio e claustrofobico: sarà per questo, che sulla vera da pozzo ho trovato appoggiata una confezione di potassio magnesio? Trovo comunque interessante, come un modello passato di "abusivismo e vandalismo edilizio" resti comunque affascinante e pittoresco.