Miei provocatori deliri su visione e riproduzione del mondo

Aperto da agostino, Giovedì, 01 Novembre 2018, 13:52:54

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agostino

Questo topic mi è stato stimolato dalla discussione che trovate qui:

http://forum.foveon.it/index.php?topic=7349.msg59038;boardseen#new

Seguono alcune considerazioni personali con deduzione (un po’ opinione, un po’ scienza) sul perché gli strumenti di riproduzione di immagini non devono rassomigliare alla retina per fare bene il loro mestiere (versione furbetta della diatriba Bayer vs Foveon, a vantaggio del secondo). Le premesse sono cose di comune conoscenza ma, per arrivare alle mie conclusioni, devo necessariamente ripercorrerle e semplificarle.
La retina ha due tipi fondamentali di recettori: i coni e i bastoncelli. I coni sono ottimizzati per ricevere informazione fine, a colori, con buona luce (ogni cono risponde o al blu, o al verde o al rosso); i bastoncelli rilevano la luminosità in grigio e sono sensibili alle basse luci*.
Coni e bastoncelli sono affiancati, come i diodi su un sensore Bayer (forse il sensore più analogo alla retina è quello delle Fuji S3/S5 per il doppio sistema di rilevazione della luce basato sull’intensità).
Nel punto a più alta acuità visiva (fovea) la retina ha un’alta concentrazione di coni*: è quella che spontaneamente e inconsapevolmente puntiamo quando guardiamo qualcosa.
La retina, anche quando vede oggetti fermi, non è mai ferma perché l’occhio si muove costantemente (movimenti saccadici): dunque lo stesso punto minuto di realtà è analizzato in rapida successione da coni e bastoncelli diversi: l’integrazione (simile all’interpolazione) di informazioni tutte ricevute in “piano”, non essendoci stratificazione dei recettori, fatta sia a livello locale da cellule accessorie sia - soprattutto - a livello post retinico dalla corteccia e da alcuni nuclei/filtro che la precedono, fa sì che la visione sia quella che è: chiara e integrata.
Siamo immersi naturalmente nel nostro modo di vedere il mondo: se potessimo, per un paio d’ore, vedere come vede un gatto o un insetto saremmo sorpresi della relatività della nostra visione e magari ne rivaluteremmo le caratteristiche, rimanendo soddisfatti per alcuni aspetti, delusi - dal confronto - per altri (pensiamo alla visione notturna dei gatti o all’ampio campo inquadrato dagli insetti ecc..).
Detto ciò, la corteccia visiva** non soltanto fa un lavoro incredibile di rielaborazione dei dati forniti dalla retina e filtrati dei nuclei accessori (la complessità di un sistema sensore/processore è ridicola in confronto), ma ha un suo sistema per valorizzare alcuni aspetti del percepito che sono peculiari: esistono gruppi di neuroni che valorizzano i tratti di contorno (parlo solo di questo, il resto lo lascia alla vostra curiosità) dando loro salienza nella ricostruzione visive: Kandel nel libro ci svela come gli artisti figurativi della Secessione avevano capito questo aspetto e riscoperto la potenza delle immagini basate sul tratto marcato. Una mia idea â€" assolutamente discutibile in quanto solo opinione -  è che la fotografia in BeN è sopravvissuta al colore anche perché il passaggio tonale, soprattutto dove è netto tra zone di grigio diverse e non sfumate, gratifica la nostra propensione biologica a godere del “ritaglio” delle figure (i nostri progenitori hanno iniziato a disegnare graffiando i contorni degli animali, poi dipingendoli  a partire da contorni marcati***).

Arrivando velocemente alle conclusioni, quello che voglio dire è questo:
più uno strumento riproduce la realtà senza semplificarla o mistificarla, più siamo in grado di ri-godere della immagine riprodotta quasi come nella visione diretta del mondo; immagini impiastricciate proprio nella loro “definizione” abbattono i sistemi di salienza della nostra corteccia; uno strumento come il sensore Bayer che apparentemente imita la retina, avendo sensori di diverso colore affiancati con informazioni successivamente integrate, non fornisce alcun buon servizio al nostro sistema di percezione/visione perché offre alla retina una ricostruzione impoverita proprio da questa sua integrazione elettronica laddove la retina, a partire da un oggetto di visione più ricco di informazioni, è in grado di effettuarne â€" pur con una lettura “su un unico strato” perché così funziona - una elaborazione dinamica e dunque ricca e dettgliata.
Un sensore come il Foveon, che rilegge la realtà â€" così come la pellicola - in maniera assolutamente lontana da come fa la retina, offre a quest’ultima una ricostruzione ricca di dettagli cromatici e di definizione che diventano “succulenti” per la retina stessa e i sistemi dinamici del sistema nervoso centrale. Da qui l’appagamento.


*Se di notte volete vedere stelle di bassa magnitudine il modo migliore, e controintuitivo, è quello di non puntare l’occhio su di esse ma spostare la mira di lato: i bastoncelli presenti intorno alla fovea vi faranno …vedere le stelle (deboli): fate l’aesperimento sulle ruote posteriori e il primo tratto di coda del Piccolo Carro e vi sarà evidente.

**qui il rimando al libro di Kandel, la cui lettura è suggerita da un mio topic , è d’obbligo
http://forum.foveon.it/index.php?topic=6690.msg52728#msg52728

***vedete “The cave of forgotten dreams” di Herzog e confrontate le immagini di 32000 anni fa con i disegni di Klimt, Kokoschka e Schiele.
Un giorno guardavo dei cartoni con mio figlio di 5 anni e lui mi fa: “guarda, questi cartoni hanno la linea, gli altri no”. Non capendo, gli chiedo: “di che linea parli, io non vedo niente?” e lui “papà, la linea intorno alle figure, quei cartoni che non la hanno sono brutti!”. I cartoni che non la hanno sono quelli di computer grafica dove tutto è determinato dal colore, quelli belli sono i classici disegnati a mano, i Barbapapà, la scimmia curiosa George. Mi sono chiesto quanto i bambini siano ancora più di noi sensibili a queste “salienze” per le quali siamo biologicamente predisposti.
  • Agostinocantastorie?
     
Sigma SD Quattro + 18-35 Art; Fuji XE1 + Fujinon 18-55 mm + Touit 12 mm; Contax g2 + 28+ 45 +90 mm.
(Al momento silenti: Yashica fx 3 2000 e Contax aria + contax 35mm f2,8 +contax 50 mm 1,4 + contax 80-200 f4)

pacific palisades

Agostino, secondo me noi vediamo così:
Che fai tu, luna, in ciel?

Quindi quello che scrivi è vero, ma ha il problema di essere ancora confinato nella tecnica, mentre gli animali, umani e non, hanno una visione  intrecciata, un intreccio inestricabile, con la loro anima.

agostino

Citazione di: pacific palisades il Giovedì, 01 Novembre 2018, 18:28:34
Agostino, secondo me noi vediamo così:
Che fai tu, luna, in ciel?

Quindi quello che scrivi è vero, ma ha il problema di essere ancora confinato nella tecnica, mentre gli animali, umani e non, hanno una visione  intrecciata, un intreccio inestricabile, con la loro anima.

E chi nega ciò? Se poi mi citi Giacomo mi commuovo: io vivo di pane e Zibaldone
  • Agostinocantastorie?
     
Sigma SD Quattro + 18-35 Art; Fuji XE1 + Fujinon 18-55 mm + Touit 12 mm; Contax g2 + 28+ 45 +90 mm.
(Al momento silenti: Yashica fx 3 2000 e Contax aria + contax 35mm f2,8 +contax 50 mm 1,4 + contax 80-200 f4)

pacific palisades

 :si:

“The cave of forgotten dreams” di Herzog è un capolavoro. Erzog lo fa arrivare come fosse il big-bang della rappresentazione del mondo da parte degli umani.

Italo

Posso intuire che la retina non faccia foto ma filmato, probabilmente in "pixel shift" permanente anche quando lo sguardo è fisso... per cui lo stesso punto del soggetto può essere "letto" da coni con diversa sensibilità spettrale.
Pertanto, anche se la struttura fa pensare ad una configurazione Bayer, la risoluzione cromatica dell'immagine cerebrale potrebbe essere equivalente a quella foveon.  ::)
  • Italo
     
Sigma DP2m+SD10_17-70:2,8-4,5__Summicron 50:2__1800:6 autocostruito.
Mitsubishi 10x15-20x30 sublimation printers.

pacific palisades


agostino

CitazionePertanto, anche se la struttura fa pensare ad una configurazione Bayer, la risoluzione cromatica dell'immagine cerebrale potrebbe essere equivalente a quella foveon.  ::)

Ora è complicato fare questa analogia perché è veramente complicato spiegare, per quello che si sa, come si arriva dalla sensazione visiva alla percezione finale: diciamo che la retina potrebbe lavorare in maniera simile a quello che tu dici, un pixel shift, e il risultato è che il cervello integra tantissime informazioni (comprese memoria delle cose già viste, correlati emotivi a certe immagini ecc..) con altissima risoluzione. Ci sono studi che dimostrano, restando alla retina, che conta di più il contrasto che la quantità di luce in sé; senza contrasto la retina tende a non "vedere" più.
Comunque se sei curioso regalati il libro che ti ho detto, troverai interessanti anche gli esperimenti - alcuni ricchi di ingegnosità tecnologiche - con cui si sono dedotte le informazioni (alcuni anche un po' crudeli, mi riferisco a quelli condotti su animali).

Quello che volevo ipotizzare è che il sensore che apparentemente imita di più la retina per come è strutturato produce, proprio sulla retina e sui sistemi di elaborazione cerebrali, una qualità di stimolo sensoriale meno allettante perché meno saliente di contrasto e di dettaglio fine; questo perché, mentre retina e sistema nervoso sono sistemi complessi, dinamici e ad altissima capacità di filtro e integrazione, i sistemi sensori/processori sono statici. Per cui è meglio imitare bene la realtà (ricchezza di contrasto e dettaglio) con un sistema che "scolpisce" l'informazione (come il Foveon e la pellicola) che con sistemi pseudoanaloghi alla retina che annacquano.

Insomma: il mio era un esercizio speculativo ancorato a qualche dato di neurofisiologia della visione, non mi prendete troppo sul serio!
Grazie per l'attenzione
  • Agostinocantastorie?
     
Sigma SD Quattro + 18-35 Art; Fuji XE1 + Fujinon 18-55 mm + Touit 12 mm; Contax g2 + 28+ 45 +90 mm.
(Al momento silenti: Yashica fx 3 2000 e Contax aria + contax 35mm f2,8 +contax 50 mm 1,4 + contax 80-200 f4)