È un tema questo, quello della bilancia fotografo/ attrezzatura che si ripresenta spesso qui e anche in altri forum. A me sembra sempre che i conti non tornano, poi concludo che io sono superficiale e valuto queste cose in modo superficiale.
Per me la fotografia la fa il fotografo con la macchina fotografica. Questo significa che nella fotografia c'è una parte che dipende dal fotografo: capacità di visione, cultura fotografica ma anche cultura in senso più vasto, competenza tecnica... C'è una parte che dipende dalla fotocamera e se il fotografo sa scegliere la fotocamera per i suoi scopi, questo non è un di meno nel suo valore di fotografo ma un di più, perché se è veramente un buon fotografo e sa trarre il meglio da qualsiasi strumento a maggior ragione saprà anche cosa farsene di uno strumento migliore sotto gli aspetti che a lui servono. Vero che spesso i grandi fotografi non enfatizzano il ruolo dell'attrezzatura ma è anche vero che quando ho visto le fotografie di Salgado al lavoro, aveva in mano ammiraglie.
Si sente spesso fare il paragone con il grande musicista che può trarre il meglio anche da uno strumento ordinario. Questo è vero ma è anche falso. Certamente un grande musicista può fare con uno strumento scarso musica migliore di quella che esegue un musicista scarso con un grande strumento ma la musica non è solo un gioco astratto e matematico di armonie, accordi, dissonanze, sintassi ecc, è anche fatta della fisicità del suono, così spesso i grandi musicisti scelgono gli strumenti adatti alla loro poetica, alla ricerca della bellezza o dell'interpretazione più prossima al loro sentire. Non è vero che un pianoforte vale l'altro, o che un violino vale l'altro e che il grande violinista non ha bisogno di un grande strumento. È un concetto idealista e crociano dell'arte che svaluta la materialità.
I grandi artisti che producevano silografie e litografie erano molto esperti dell'attrezzatura che serviva a produrle e delle tecniche. Quando Picasso decise di fare sculture in ferro imparò a fare il saldatore da un operaio specializzato della Renault e imparò anche la tecnica di produzione della ceramica quando volle produrre opere in ceramica.
Perché dovrebbe essere diverso per la fotografia. Discorsi, a volte apparentemente opposti di chi vede come cosa inutile parlare delle fotocamere, o di chi parla solo di quelle, o di chi vede come fumo negli occhi ogni evoluzione tecnologica, hanno tutti una cosa in comune: non vedono la fotografia come un'attività svolta da una persona con l'utilizzo di uno strumento tecnologico. Insomma se uno vuol fotografare deve occuparsi della sua cultura e anche di scegliere la fotocamera e gli obiettivi, ma anche il cavalletto, le luci e quant'altro serva ai suoi scopi.
Sul professionismo: a me interessano molto i professionisti, se sono bravi c'è solo da imparare. Se lavorano su commissione c'è ancora di più da imparare. Ci sono secoli di opere d'arte di valore incommensurabile fatte su commissione da artisti professionisti. Giotto affrescò la cappella degli Scrovegni su commissione (di Scrovegni appunto), senza quella committenza nn ci sarebbe una delle opere più belle delle storia dell'arte. E non solo Giotto ebbe bisogno di un committente ma anche di un oscuro personaggio (oscuro per noi), un teologo agostiniano che concepì il progetto iconografico della cappella. Anche quel progetto è un capolavoro e da solo Giotto non ci sarebbe arrivato. Inoltre Giotto aveva una famiglia da mantenere e un'azienda da portare avanti, perché non solo era un professionista ma era proprio un imprenditore e si trovò a realizzare anche due cantieri di affreschi contemporaneamente in due città di verse. Cosa impossibile senza committenti, bottega, aiuti. Una volta ho letto, forse su questo forum, che i pittori non discutono di pennelli. Può darsi ma Giotto sceglieva il legno per i suoi crocifissi e le sue tavole e dava disposizione su come tagliarlo, arrivando a rivoluzionare le modalità di comporre le croci per ottenere quello che voleva... imponendosi sui committenti che avrebbero anche potuto mandarlo a quel paese. Carlo Crivelli era un pittore rinascimentale, sincera firmato con lo stesso maestro di Mantegna. La sua committenza marchigiana, provinciale e conservatrice, voleva da lui tavole su fondo oro, "medievali", Crivelli creò il suo Rinascimento su fondo oro, cioè sul limite imposto dalla committenza e le sue opere formano un corpus originalissimo, frutto del genio di Crivelli che si misura con i limiti imposti dalla committenza. Se ricordo bene le foto di Rino sulla villa svizzera che mi hanno folgorante (prima che scoprissi questo forum e prima di conoscere Rino sul forum) sono state fatte su commissione. Da chi se non da un professionista, da uno cioè che frequenta quotidianamente la fotografia, dovendo risolvere ogni tipo di problema fotografico che gli si presenta, dovrei imparare qualcosa? In realtà ci sono anche ottimi fotografi non professionisti. L'anno scorso ho letto un'intervista ad una paesaggista canadese che pubblica i suoi lavori assai ricercati da riviste americane e non solo: beh spiegava che lei mantiene il suo lavoro di impiegata alle poste perché è quello che gli garantisce di pagare le onerose assicurazioni sanitarie americane.