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Il crop di una foto è un fatto più psicologico che formale-contenutistico

Aperto da pacific palisades, Domenica, 21 Febbraio 2021, 13:43:36

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pacific palisades

Un mese fa ho finalmente fatto l'abbonamento a Photoshop nella versione basica, avere il programma continuamente aggiornato per me è commovente ed è anche utile per studiarlo.
Nell'abbonamento c'è anche Lightroom che non uso, e Creative Cloud attraverso cui si accede contenuti.
Mi è capitato di leggere un contenuto che riguarda il crop della foto, sarebbero quattro ragioni per usarlo, nell'ottica del 'tip'.

Alla fine c'è un video che mostra la fotografia completa e quella croppata, è montato come video in modo che si percepisca a colpo d'occhio il miglioramento offerto dal crop.

Ma il video mostra qualcosa di diverso e interessante.
1. se guardo le due immagini come composizioni di ordine narrativo l'originale contiene una storia molto più interessante perché una figura umana, tagliata (il taglio di un soggetto è un potente moltiplicatore di significato) entra in scena in un ambiente in cui stanno soltanto le statue. Non dico che è un capolavoro della fotografia, ma se ragiono appunto narrativamente con quell'immagine sorgono due mondi, quello abitato dalle statue e quello, parzialmente intuito degli umani, l'immagine ne registra l'incontro, il taglio del soggetto è l'attraversamento di un diaframma. L'immagine croppata perde pezzi di significato togliendo completamente la figura umana.

2. c'è una retorica nella presentazione delle due immagini, si dà per scontato che il crop abbia migliorato l'immagine, supposizione che si appoggia a una convenzione estetica (di geometria, di 'pulizia dell'immagine'), le convenzioni sono solo abitudini, sono l'espulsione anale della ricerca, della curiosità, dell'amore per il mondo, soprattutto l'espulsione del presente che è sempre problematico da accettare. Perché ripetiamo le convenzioni? per sentirci sicuri, accettati e anche protetti. Le convenzioni sono come ritornelli, abbiamo bisogno di sentirli ripetere.

3. dunque il crop è un fatto più psicologico che formale-contenutistico.

4. il punto precedente aiuta, forse, a spiegare la differenza tra inquadrare e croppare, entrambi sono un ritaglio del mondo esterno, ma il crop si fa comodamente a casa dove ci si può abbandonare alle convenzioni, ai ritornelli; mentre l'inquadratura ha un minimo di urgenza, si offre un po' meno il fianco alle paturnie, credo. Comunque nemmeno l'atto di inquadrare è immune dalle convenzioni.







OneFromRM

Esaminiamo la questione da un secondo punto di vista: io che sono il fotografo voglio realizzare una composizione in cui ci sono due statue. Una in primo piano, l'altra arretrata, in fuga prospettica. Mentre scatto entra un rom...ioni. O una lady, fa lo stesso. Ora ho uno scatto che non è quello che volevo, bello o brutto che fosse, ma "cosa altra". Adesso si tratta di chiarire se la mano del caso sia sempre benigna oppure possa apparire malevola. Volevo una certa luce, invece mentre scattavo è passata una nuvola. Quello che "vedevo"  non è quello che trovo in ciò che ha visto la macchina.
Cosa è interessante? E' la macchina che scatta (tutto quello che esce è santo e benedetto) o è il fotografo che scatta? Magari lo scatto che non volevo è perfetto. Fleming scopre la pennicillina.
Poi il discorso si amplia e possiamo imboccare la strada delle convenzioni estetiche, e delle convinzioni. Ma se, come io credo, ogni singola foto è un atto autoriale (poi verrò smentito e arriverà il genio dell'arte postcontemporanea che introdurrà una sequenza di scatti da telecamera di sorveglianza fissa e li eleverà ad arte postconcettuale) allora è l'autore che decide forma e contenuto.
Quante volte è intervenuto Manzoni sul Fermo e Lucia? E chi aveva stabilito che la lingua più pulita fosse quella in rivo all'Arno? Convenzioni. Convinzioni.
Le forbici con cui taglio sono un'illusione. La realtà è una costruzione. "L'obiettività è l'illusione che possa esistere un'osservazione priva di un osservatore" - H. Von Forster
Io decido cosa mostrare, tu dall'altro lato stabilisci cosa e come lo vedi.

pacific palisades

Citazione di: OneFromRM il Domenica, 21 Febbraio 2021, 14:18:42
io che sono il fotografo voglio realizzare una composizione

Questa è già la risposta, se vuoi costruire il mondo esterno, devi mettere in posa, truccare, dirigere la luce, transennare il set, rifilare, cancellare, eccetera.
La mia osservazione sulla psicologia del crop ha alla base un'idea totalmente diversa e forse opposta di fotografia, io la intendo come ripresa più che come proiezione. Per me le convenzioni sono un'ostacolo alla ripresa, cioè alla lettura del mondo esterno.

Comunque la scrittura dei Promessi sposi o della Commedia con una lingua contemporanea e largamente condivisa, è un gesto opposto al 'crop', il presente non viene eliminato ma anzi determina l'opera.

agostino

Ghirri inquadrava qualcosa che era il focus della foto; ai margini quacosa di interrotto (un muro che continua, un cartello incompleto...) che è ancora testo fotografico, ma per metà: infatti sconfina nell'extratestuale che è il mondo che la foto suggerisce ma non mostra.
Tutto qua. Così dice il biografo del libro da te consigliato. Il crop, se uno ha pazienza, lo fai inquadrando perché stai pensando la foto.
Diverso il crop a fini editoriali (isolare un dettaglio, adattare la foto alla rivista - sic -).
  • Agostinocantastorie?
     
Sigma SD Quattro + 18-35 Art; Fuji XE1 + Fujinon 18-55 mm + Touit 12 mm; Contax g2 + 28+ 45 +90 mm.
(Al momento silenti: Yashica fx 3 2000 e Contax aria + contax 35mm f2,8 +contax 50 mm 1,4 + contax 80-200 f4)

OneFromRM

Citazione di: pacific palisades il Domenica, 21 Febbraio 2021, 14:25:37
Questa è già la risposta, se vuoi costruire il mondo esterno, devi mettere in posa, truccare, dirigere la luce, rifilare, transennare il set, cancellare, eccetera.
La mia osservazione sulla psicologia del crop ha alla base un'idea totalmente diversa e forse opposta di fotografia, io la intendo come ripresa più che come proiezione. Per me le convenzioni sono un'ostacolo alla ripresa, cioè alla lettura del mondo esterno.

Questa è la grande illusione. Ogni foto è la cristallizzazione di UN punto di vista. Fingere di non avere un angolatura e di raccontare la realtà senza interventi è come voler bere senza bagnarsi. "Usate la verità come pregiudizio" - W. Eugene Smith... raccontiamo ciò che vediamo perché lo vediamo. Ogni inquadratura è la stessa menzogna di una carta scelta dal mazzo.

notomb

  • Davide
     

OneFromRM


pacific palisades

Citazione di: OneFromRM il Domenica, 21 Febbraio 2021, 14:40:57
Citazione di: pacific palisades il Domenica, 21 Febbraio 2021, 14:25:37
Questa è già la risposta, se vuoi costruire il mondo esterno, devi mettere in posa, truccare, dirigere la luce, rifilare, transennare il set, cancellare, eccetera.
La mia osservazione sulla psicologia del crop ha alla base un'idea totalmente diversa e forse opposta di fotografia, io la intendo come ripresa più che come proiezione. Per me le convenzioni sono un'ostacolo alla ripresa, cioè alla lettura del mondo esterno.

Questa è la grande illusione. Ogni foto è la cristallizzazione di UN punto di vista. Fingere di non avere un angolatura e di raccontare la realtà senza interventi è come voler bere senza bagnarsi. "Usate la verità come pregiudizio" - W. Eugene Smith... raccontiamo ciò che vediamo perché lo vediamo. Ogni inquadratura è la stessa menzogna di una carta scelta dal mazzo.

Certo, si può drammatizzare il senso della parola realtà, ma stai tranquillo che i nichilisti sono i primi a controllare il semaforo prima di attraversare la strada  ;)
W. Eugene Smith ha fatto un lavoro fantastico, ho visto le sue fotografie a Bologna erano meravigliose. E' un grande autore, l'autore è un artista che immagina (dà immagine) al mondo, dunque il suo segno è decisivo nelle fotografie. Detto questo a me interessa una fotografia in cui il segno di colui che fotografa non è preponderante sul mondo esterno. Per esempio tra una fotografia di paesaggio di Giacomelli e una di Zangheri c'è una differenza che trovo sostanziale.

pacific palisades


agostino

Citazione
CitazioneGhirri inquadrava qualcosa che era il focus della foto; ai margini quacosa di interrotto (un muro che continua, un cartello incompleto...) che è ancora testo fotografico, ma per metà: infatti sconfina nell'extratestuale che è il mondo che la foto suggerisce ma non mostra.
Tutto qua. Così dice il biografo del libro da te consigliato. Il crop, se uno ha pazienza, lo fai inquadrando perché stai pensando la foto.
Diverso il crop a fini editoriali (isolare un dettaglio, adattare la foto alla rivista - sic -).

Pretendo un commento da PP
  • Agostinocantastorie?
     
Sigma SD Quattro + 18-35 Art; Fuji XE1 + Fujinon 18-55 mm + Touit 12 mm; Contax g2 + 28+ 45 +90 mm.
(Al momento silenti: Yashica fx 3 2000 e Contax aria + contax 35mm f2,8 +contax 50 mm 1,4 + contax 80-200 f4)

pacific palisades

Citazione di: agostino il Domenica, 21 Febbraio 2021, 15:35:03
Citazione
CitazioneGhirri inquadrava qualcosa che era il focus della foto; ai margini quacosa di interrotto (un muro che continua, un cartello incompleto...) che è ancora testo fotografico, ma per metà: infatti sconfina nell'extratestuale che è il mondo che la foto suggerisce ma non mostra.
Tutto qua. Così dice il biografo del libro da te consigliato. Il crop, se uno ha pazienza, lo fai inquadrando perché stai pensando la foto.
Diverso il crop a fini editoriali (isolare un dettaglio, adattare la foto alla rivista - sic -).

Pretendo un commento da PP

Quando inquadri stai leggendo il mondo, il mondo è un grande testo, tu ne individui un blocco, quel che è a metà continua a essere testo significante. La ragazza espulsa col crop della foto è significato. Insomma quello che chiami 'pensare alla foto' io lo vedo come 'leggere il mondo'. Per esempio io non direi mai che mi è entrato un rompicoglioni nell'inquadratura, ma dal momento in cui entra inizierei a cercare il suo significato, probabilmente sarebbe anche un'opportunità di leggere in modo impensato, quindi di togliersi di dosso una sovrastruttura. Non progetto la foto come non progetto la pagina del libro che sto per leggere - lo dico nei limiti del possibile perché un'attività di proiezione esiste sempre.

Però è legittimo anche che uno dica: sono io che scrivo il mondo! solo che questo è peculiare dell'arte più che della fotografia.
Nella mia città vive una fotografa molto brava, Silvia Camporesi, una delle più importanti in Italia, ma lei con proprietà dice: sono un'artista che usa la fotografia.



Eros Penatti

Vedo una foto sbagliata in partenza, la mia mente interpreta corretta la foto se avesse incluso il piedistallo intero della statua in primo piano, la figura a dx è il meno dei mali... uno o due passi indietro avrebbero giovato alla composizione e all'eleganza dello scatto.
Più ci sono mpx, e più è efficace la qualità del crop, poi tutto è soggettivo e la fotografia deve piacere a chi l'ha scattata.

Segnalo Scott Kelby per studiare PS : https://www.amazon.it/Photoshop-fotografia-digitale-Scott-Kelby/dp/8865189711/ref=sr_1_7?dchild=1&qid=1613926982&refinements=p_27%3AScott+Kelby&s=books&sr=1-7

E' datata come edizione, ma ci sono le basi descritte in modo divertente e simpatico  :si:

agostino

  • Agostinocantastorie?
     
Sigma SD Quattro + 18-35 Art; Fuji XE1 + Fujinon 18-55 mm + Touit 12 mm; Contax g2 + 28+ 45 +90 mm.
(Al momento silenti: Yashica fx 3 2000 e Contax aria + contax 35mm f2,8 +contax 50 mm 1,4 + contax 80-200 f4)

pacific palisades

L'articolo di Mirabella parte dal modo convenzionale di guardare al crop che è quello etico, ma questo ha senso soltanto per la fotografia documentaristica, anzi lì ha senso anche mettere in questione l'inquadratura. E poi sviluppa l'articolo senza toccare la fotografia documentaristica, e infine trae l'ovvia conclusione che il crop si può anche fare.

Ho proposto qualcosa di un po' diverso, prima una riflessione sul meccanismo dell'esclusione della realtà. Poi attraverso gli interventi di One si è visto che cosa può significare un'idea autoriale della fotografia, quindi di segno del fotografo preponderante sulla realtà, e allo stesso tempo mostrando che quella autoriale non è l'unica strada. Non è secondo me nemmeno la più interessante. Ma ognuno come è giusto ha il proprio demone. Oggi l'idea di fotografia autoriale è quella vincente, ho in mente Majoli che dice, Sono felice che il mondo non sia mai stato fotografato come oggi perché finalmente posso essere autore. L'idea dell'autorialità non è solo in Magnum, ma in ciascuna persona che in qualche modo prova a rendere indimenticabile la propria foto, fosse anche solo applicando un filtro su instagram.