Introduco alcune riflessioni di un mio caro amico, francese, scienziato, artista ma anche musicista. Gli ho chiesto i miei dubbi, visto che sono solo un povero catturatore di immagini e di poesia: Adolfo Fotokunst.
Per essere rigorosi con il linguaggio, inizio una serie di "precisazioni" sulla corretta denominazione delle cose nell'era digitale. Ho voluto iniziare con un argomento che nella sostanza e nella forma può essere corretto o almeno documentato.
Segnali analogici:
In elettronica, i segnali analogici sono stati utilizzati per molto tempo, e sono tuttora utilizzati, per trasmettere. Esempi quotidiani di segnali analogici sono AM, FM, radio a onde corte, televisione VHF, UHF, telefono, walkie talkie.
Molti anni fa sono stati inventati anche metodi per memorizzare questi segnali, in modo da poterli riprodurre più volte: sono stati inventati il "vitrola", il giradischi e il nastro, che hanno permesso di memorizzare audio o video con segnali analogici magnetici (ricordate le cassette audio o il VHS?).
Tutto ciò di cui vi ho parlato è stato fatto con segnali analogici. Un modo per rappresentare questi segnali è rappresentato dai grafici a onda:
Esempio di segnale audio:
Vedi spiegazione delle onde sonore: www.xtec.es/centres/a8019411/caixa/ondas.htm (http://www.xtec.es/centres/a8019411/caixa/ondas.htm)
(i picchi o i massimi di ogni ciclo possono essere diversi per altitudine).
Segnali digitali:
In informatica è impossibile gestire e memorizzare direttamente le informazioni analogiche, perché richiedono una capacità di elaborazione abissale. Ma grazie all'ingegno dell'uomo e sulla base della matematica, i sistemi digitali, nello specifico binari, sono stati scelti per essere utilizzati nei computer. Cosa? !!!! Non preoccupatevi, è semplice: internamente, i computer trasmettono e memorizzano i dati come "0" e "1", a differenza dei dati analogici che hanno valori infiniti (ad esempio, 123,4576).
Le reti di dati esistono da molto tempo, almeno da 50 anni. I vecchi centri di elaborazione con computer mostruosi comunicavano con i terminali di dati tramite reti che trasmettevano segnali analogici, quindi si ricorreva alla "digitalizzazione": il computer capisce il digitale, un MODEM converte il segnale in "analogico" per la trasmissione, ad esempio su una linea telefonica, e all'altro capo della linea un MODEM converte nuovamente il segnale in "digitale" per la comprensione della macchina successiva.
Così, negli anni '90, i personal computer hanno iniziato a incorporare l'audio e si è cominciato a parlare di "computer multimediali". L'idea era geniale: i segnali audio analogici venivano "digitalizzati", convertiti in binario, come nei MODEM, e potevano quindi essere memorizzati e gestiti su un PC.
Vedi elettronica digitale: it.wikipedia.org/wiki/Elettronica%c3%b3nica_digitale
Digitalizzazione delle immagini:
Gli scanner, proiettando una luce sull'immagine, possono "guardare" con le cellule fotosensibili e assemblare un file digitale. Questo è il modo in cui un'immagine viene "digitalizzata", ma attenzione, con le immagini NON SI CONVERTE UN SUPPORTO CON SEGNALI ELETTRONICI ANALOGICI IN UNO DIGITALE.
La carta non è un archivio di segnali elettronici analogici, né lo sono il negativo o la diapositiva... Sono elementi fotosensibili, agiscono per via chimica, non per via elettronica!!!! Ecco perché la fotografia analogica non è MAI esistita, perché la fotografia convenzionale non ha MAI usato l'elettronica per catturare e memorizzare un'immagine, ma ha usato la chimica....
Quindi, per essere onesti e più precisi, abbiamo due "stati": la fotografia CONVENZIONALE e quella DIGITALE. Vi invito, proprio vi invito, ora che siete documentati, a dire telecamere CONVENZIONALI, non ANALOGICHE.
A questo punto tanto vale usare il termine "fotografia ARGENTICA" così siamo ancora più precisi, oppure Argentotipia cugina prima della famiglia delle siderotipie Platinotipia, Callitipia, Cianotipia....etc. etc.
Sono una persona che ama le lingue ben parlate.
I miei studi e le mie conoscenze, così come la mia ossessione per la buona comprensione, mi obbligano a determinare cosa è scritto bene e cosa no.
"Et cetera", in latino, significa "e le cose che seguono". Si tratta di un plurale neuterino.
Non si deve dire: etc, etc, etc... È, come minimo, poco illuminato.
Prego!
Citazione di: Joserri il Domenica, 29 Gennaio 2023, 22:20:33
Sono una persona che ama le lingue ben parlate.
I miei studi e le mie conoscenze, così come la mia ossessione per la buona comprensione, mi obbligano a determinare cosa è scritto bene e cosa no.
"Et cetera", in latino, significa "e le cose che seguono". Si tratta di un plurale neuterino.
Non si deve dire: etc, etc, etc... È, come minimo, poco illuminato.
Prego!
Mi devi scusare, ma purtroppo chi ti scrive non si è laureato in Letteratura e Filologia moderna alla Normale di Pisa, tuttavia vedrò di consultare la Treccani prima di rispondere ai tuoi post.... ammesso che ve ne sia ancora l'occasione.
Etc ciù. :)