una domanda da neofita e nuovo del vostro forum.
nel caso di una foto a un paesaggio lontano, esempio la parte opposta di una vallata, in presenza di una quantità di luce sufficiente , meglio farla con un diaframma chiuso o aperto mettendo comunque a fuoco sull'infinito.
Non troppo aperto per avere una buona profondità di campo e non troppo chiuso per non rischiare la diffrazione. Io direi che se un ipotetico obiettivo si comporta egregiamente fra f:4 e f:8 ovvio che userò f:8
la fotocamera che uso in montagna è una dp2, quindi f/8 per i paesaggi lontani mettendo a fuoco all'infinito.
cos'è la diffrazione?
Non è facile dirlo in due parole, ma ci provo: più il diaframma di un obiettivo è chiuso, più il foro da dove entra la luce è stretto, più la luce (che ha un andamento ondulatorio) cambia la sua propagazione e sfuma la nitidezza dell'immagine. In sostanza, più chiudi il diaframma, più rischi immagini morbide. Più il sensore è piccolo, più la diffrazione evidente si verifica prima a causa del ridotto diametro del foro di entrata (diaframma) della luce attraverso l'obiettivo: ad esempio, sul formato APS-C (come la tua DP) intorno a f16, su micro 4/3 già a f8-f11 si avverte un calo della nitidezza generale.
Ciao,
Massimo
http://www.nadir.it/tecnica/LUCE_ELEMENTI/luce.htm
visto che sei un po a digiuno Ti consiglio di leggere anche questo "articoletto"
http://www.nadir.it/ob-fot_grande/picc-medio-grande/
Grazie molto interessante!
invece l'uso di diaframmi aperti, f 2,8 nel caso della dp2, che uso per fare i primi piani con un po di sfocato, comporta delle controindicazioni nella qualita della foto?
Se l'obiettivo non e troppo morbido a 2.8 non avrei controindicazioni da dire basta badare anche alla profondità di campo che si vuole avere. Non ho mai avuto DP e non saprei dirti come si comporta.
Si comporta benissimo, senza alcun calo di nitidezza ma con uno sfocato cremoso.
Ciao,
Massimo