Sto finendo di realizzare, aggiungerei finalmente, per un concorso fotografico questo progetto.
Le foto non sono finite, e hanno bisogno ancora delle ultime ore di sistemazione ma vorrei sapere cosa ne pensate!
Tra qualche ora o domani cercherò di aggiornare il post con le foto pronte e sistemate!
Presentazione del lavoro:Dopo anni ripercorro questa strada, questo marciapiedi grigio e questi palazzi che lasciano intravedere tra i loro colori spenti solo un cielo bianco, come i denti di un bambino. Gli occhi la cercano, non si vede. La testa la cerca. Continuo a percorrere lentamente questi scorci, immersi in questo panorama cittadino che per anni ho sentito mio e che mi legava inesorabilmente alla mia costituzione inadatta.
I piedi, esitanti come le ginocchia, uno dinanzi all’altro conoscono ormai bene la direzione, diventata negli anni abituale. I polpastrelli, alle estremità dei palmi, iniziano ad avvicinarsi e a sfiorarsi come in una danza di corteggiamento sconosciuta della quale nessuno conosce le movenze. Danzano. Danzano per sentirsi vivi, per assicurarsi che non stia arrivando.
Ansia, paura, angoscia ed inadeguatezza si sono per giorni, mesi ed anni centrifugate appiccicosamente nello stomaco accompagnandomi nella scoperta del mondo. Gli occhi, sbarrati, come ipnotizzati ed il respiro sempre più veloce ed incontrollato. Le labbra secche e aperte inutilmente si muovono nello spazio alla ricerca di saziare una fame d’aria incolmabile. Qualcosa nel petto si agita all'impazzata con un ritmo sempre più veloce ed incalzante tant'è che quasi potrebbe essere notato anche da uno sguardo non troppo attento. Una porta chiusa dietro alla schiena la sorregge. Arriva, l’ho trovata sempre nello stesso luogo e ne percepisco la silenziosa e discreta presenza mentre muove i suoi passi verso me. Mi segue, mi insegue.
Le mani si irrigidiscono completamente, mentre gli arti superiori e inferiori diventano immobili come legati da indeformabili corde che non permettono il fluire fisiologico del sangue.
Un’affannosa agitazione continua a ruotarmi vorticosamente dentro senza sosta, facendo risultare inutile la voglia di una serena e così agognata normalità. Nel tempo in cui si volta dandomi le spalle la saluto con la consapevolezza che ci saremmo presto riviste e abbracciate nonostante la sua assenza in realtà mi conforti.
Mi fermo riflettendo e ripensando a questa centrifuga interiore che per anni è stata una fedele amica e confidente. Osservo da lontano quella porta a specchio, così famigliare. Scruto il riflesso al suo interno di auto che lentamente tagliano la distanza che ci separa. Immobile per qualche minuto, finché timidamente i piedi muovono i primi passi e con qualche incertezza poggio la mano sulla liscia e fresca maniglia nera. È chiusa. Fortunatamente è chiusa. Chiusa come questo progetto a dir poco personale e al quale ho permesso di scavarmi dentro. Per poter realizzare questo lavoro consapevolmente, per poter raccontare le sensazioni e le emozioni che mi attraversavano durante un attacco d’ansia sono tornata dove l’ho incontrato per la prima volta. Non sapevo cosa fosse e ricordo di esserne stata spaventata. Tutto ciò si presentava quando sentivo le situazioni sfuggirmi di mano con la facilità con cui una goccia d’acqua calda scivola su di un corpo nudo. Per poter realizzare tutto questo e per farmi vivere più leggera è servita una grossa dose di coraggio.
Il testo ovviamente non credo sia ancora nella sua forma finale.
Sono graditi commenti, critiche, correzioni e quant'altro!
ps: le foto in totale sono 10!
