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Darkness

Aperto da Rino, Sabato, 18 Gennaio 2025, 20:33:06

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Rino

Poi viene il buio.
I contorni delle cose diventano più indistinti fino a sparire.
È come morire e rinascere ogni giorno.

Sigma fp L, Sigma 24/3.5 DG DN Contemporary e la mia fantasia.






Pinus

Bellissime, senza parole. Davvero notevole l'idea e la realizzazione, danno davvero l'idea dell'oscurità e del buio, il fatto che siano molto buie non mi disturba affatto

Tino84

Viste ieri sera su telefono, ora che le vedo in grande posso confermare: serie favolosa!   :si: :si: Sono ancora indeciso quale tra le prime due sia la mia preferita  :si:

Eros Penatti

Belle tutte e tre, mooolto dark  :)
CitazioneÈ come morire e rinascere ogni giorno.
Concordo  :si:

edecapitani

  • Enrico
     

agostino

Notte o effetto notte americano?

Belle, sarebbe interessante verificare se possibile una stampa che abbia la stessa resa (da vedere chissà con quale illuminazione...).
  • Agostinocantastorie
     
Sigma SD Quattro + 18-35 Art; Fuji XE1 + Fujinon 18-55 mm + Touit 12 mm; Contax g2 + 28+ 45 +90 mm.
(Al momento silenti: Yashica fx 3 2000 e Contax aria + contax 35mm f2,8 +contax 50 mm 1,4 + contax 80-200 f4)

Met

Citazione di: agostino il Lunedì, 20 Gennaio 2025, 08:14:22Notte o effetto notte americano?

Belle, sarebbe interessante verificare se possibile una stampa che abbia la stessa resa (da vedere chissà con quale illuminazione...).


Le vedo bene stampate su alluminio, illuminate da un faretto che non generei una luce azimutale. La leggibilità cambia a della posizione dell'osservatore, rivelando i dettagli. Oppure un metacrilato retroilluminato, per enfatizzare il contrasto dei punti luminosi dell'immagine. Non su carta convenzionale.

Le foto sono molto suggestive, Rino: sono scatti crepuscolari, oppure scattati alla luce del giorno? Così a occhio direi che è unbel misto.
Non c'è niente di più misterioso di un'immagine perfettamente chiara – Diane Arbus

Rino

Grazie a tutti per l'attenzione, le ho scattate dopo il tramonto (però c'era ancora luce) ed in inverno dopo pochi minuti ci si ritrova quasi al buio. Il resto è tutta postproduzione (le ho scurite molto) e la mia fantasia.

Sardosono

È passato qualche giorno, ma infine eccomi qui, non potevo mancare, solo che mi serviva un po' di tempo per scrivere quel che segue.

Ma sulle fotografie in sé mi esprimerò alla fine.

Prima voglio cogliere al volo l'occasione che mi viene servita su un piatto d'argento da queste immagini di Rino, per appioppare a tutti voi un brevissimo (si fa per dire) pistolotto su un argomento spinoso e critico, difficile da trattare, per cui non mi la lascio sfuggire una così rara opportunità.

Cercherò di essere ultra sintetico, anzi telegrafico, anche perché addentrasi a fondo in questi argomenti richiederebbe almeno un "tomo" assai corposo.

Cominciamo.


Secondo una purtroppo poco nota (in questo secolo) teoria estetica applicata alla fotografia, alla quale io da sempre aderisco (essendoci anche fotografiamente cresciuto, come alcuni di voi ben sanno), le componenti di una fotografia sono - in ordine inverso di importanza "fotografica" - soltanto TRE:

3) il pretesto (ossia il soggetto)
2) la struttura costruita sul soggetto (ossia la luce)
1) il contenuto (ossia tutto il resto, impalpabile ed ineffabile, se e quando c'è)

Quando il contenuto non è presente, allora le altre due componenti (pretesto e struttura) costituiscono esse stesse "nel loro insieme" anche il contenuto, e in tal caso si dice che la fotografia è auto-referente quanto al contenuto.

Seguono due digressioni fulminee, giusto perché voglio sfruttare l'aver sfiorato l'argomento.

Prima digressione: una fotografia che piace esteticamente ma che NON possiede un contenuto indipendente, è quella che viene comunemente definita "BELLA"; se invece è presente ANCHE un contenuto autonomo, allora la si definisce anche "BUONA" (e una buona fotografia può essere anche bella, ma non necessariamente, le due cose sono indipendenti).

Seconda digressione: nei TRE possibili "intenti fotografici", nel secondo (quello "descrittivo" o documentale) il contenuto è sempre auto-referente e MAI indipendente (perché ovviamente non può esserci, in quanto incompatibile, essendo contrario all'intento stesso); invece negli altri due ("esecutivo" o commerciale, e "narrativo" o espressivo), il contenuto dovrebbe idealmente essere sempre presente in forma indipendente in quanto sempre auspicabile, anche se non sempre la cosa riesce (anzi in realtà molto raramente, poiché le foto anche "buone" sono sempre molto, molto poche).

Fine delle digressioni, torniamo al nocciolo del pistolotto.

Nel trattare questi argomenti, l'ostacolo probabilmente più ostico da superare, in quanto assai problematico da illustrare, è dato dal comprendere cosa sia questa misteriosa "struttura costruita dalla luce sul soggetto". In altre parole, è difficile trovare esempi che siano realmente d'aiuto, ossia idonei ad esemplificare concretamente il concetto.

Il problema nasce dal fatto che a formare una immagine concorrono DUE TIPI DI LUCE: «quella "scrivente" e quella "sovrascrivente"» (citazione presa dal mondo della pittura, da un vecchio libro dell'800, di cui non ricordo l'autore, ma fortunatamente trascrissi alcune frasi quando le avevo ancora fresche in mente). La prima luce è sempre necessariamente presente, essendo quella che disegna l'immagine nella sua sostanza; mentre la seconda (se e quando c'è) si sovrappone alla prima per delinearne la struttura. L'occhio che osserva l'immagine, percepisce "al colpo" questa seconda luce, generalmente se ne lascia guidare, ed è l'oggetto principale dell'attenzione, anche se spesso l'osservatore non se ne rende conto. Al contrario, la prima luce ben difficilmente ottiene attenzione, al punto che in pittura si dice venga notata solo quando si desidera osservare "le pennellate" dell'autore.

Orbene, detta così la differenza "dovrebbe" essere concettualmente abbastanza chiara e quindi "basterebbero" degli esempi di supporto; ma purtroppo trovare esempi realmente calzanti è davvero difficile, e questo è di grande ostacolo ad una effettiva comprensione del concetto.

Ora, quel vecchio libro affermava anche, parlando di Rembrandt: «... anche la più fioca luce, quando squarcia "le ombre", specie le più scure, diventa protagonista della tela e quindi dell'opera intera, così come nella vita...»

NOTA – Le virgolette su "le ombre" le ho aggiunte io, per annotare che dal punto di vista pittorico l'autore contrappone la luce alle ombre e non alla "oscurità" o al "buio" (come purtroppo moltissimi testi moderni sui fiamminghi).

E qui mi fermo, perché ormai siamo giunti al punto, e penso che abbiate anche intuito quale sia questo punto: queste tre immagini realizzate da Rino sono un raro esempio fotografico di luce "sovrascrivente", un esempio quasi ideale perché - secondo me - a fronte delle premesse precedenti, la differenza tra "le due luci" vi appare assolutamente palese e di fatto si spiega da sola.

Infatti, la prima luce (quella "scrivente") è costituita dalle ombre profondissime, che è essenziale perché costituisce la sostanza dell'immagine, ma se non andiamo ad ingrandire quasi non ci accorgiamo della sua presenza; eppure senza questa prima luce l'immagine in quanto tale non esisterebbe neppure.

Parimenti, è di tutta evidenza che è proprio quella seconda luce che, staccandosi nettamente dalle ombre profonde, le "sovrascrive", creando "una struttura" che cattura per intero l'attenzione dell'osservatore. Più protagonista di così!?...

Sulla struttura che la luce costruisce sul soggetto non aggiungo altro, perché vorrebbe dire addentrarsi in argomenti troppo articolati e complessi per un topic di un forum, e oltretutto avevo promesso di essere telegrafico ed ho già sforato di brutto ogni telegrafia (come al solito).

Concludo quindi con due spunti di riflessione.

1) Può sembrar strano e perfino poco sensato, almeno la prima volta che lo si sente, il fatto che il soggetto di una foto (o di un dipinto) sia la componente meno importante, addirittura da definirlo "pretesto". Eppure queste tre immagini producono tutte un forte impatto visivo dovuto unicamente "alle due luci", mentre i tre soggetti (pur ben differenti tra loro) hanno una rilevanza del tutto secondaria: sono appunto "un pretesto".

2) Quanto al "contenuto", è probabilmente impossibile darne una chiara definizione. Una "quasi" definizione generalmente considerata accettabile è la seguente: «Quando una fotografia, oltre ad esserti piaciuta, ti lascia anche "un qualcosa" che non sai identificare ed ancor meno definire, ma che non di meno senti di provare, ecco, "quel qualcosa di impalpabile ed ineffabile" è appunto "il contenuto".»

Fine del pistolotto.


E veniamo finalmente al mio commento fotografico alle immagini di Rino.

Penso che ognuno di voi, dopo aver osservato queste immagini, oltre all'apprezzamento estetico, abbia anche percepito di aver trattenuto "qualcos'altro": ebbene, questo "qualcos'altro" è appunto "il contenuto" che esse veicolano.

Ecco, secondo me, queste immagini posseggono e trasmettono (pur in misura differente tra loro) un "contenuto di forte impatto", e questo è il migliore e certamente più gradito apprezzamento che un Fotografo possa ricevere. 😎😎😎😎😎

Aggiungere altro sarebbe del tutto superfluo...
Congelare in una foto l'istante effimero ci permette di estrarlo dall'eternità, non tanto - o non soltanto - per documentarlo, quanto soprattutto per poterlo "ammirare" (anonimo sardo)

CORREDO FOTOGRAFICO IN COMPLETA RIDEFINIZIONE

Rino

Citazione di: Sardosono il Mercoledì, 22 Gennaio 2025, 20:55:02E veniamo finalmente al mio commento fotografico alle immagini di Rino.

Penso che ognuno di voi, dopo aver osservato queste immagini, oltre all'apprezzamento estetico, abbia anche percepito di aver trattenuto "qualcos'altro": ebbene, questo "qualcos'altro" è appunto "il contenuto" che esse veicolano.

Ecco, secondo me, queste immagini posseggono e trasmettono (pur in misura differente tra loro) un "contenuto di forte impatto", e questo è il migliore e certamente più gradito apprezzamento che un Fotografo possa ricevere.

Aggiungere altro sarebbe del tutto superfluo...

Grazie Antonello, un commento molto lungo e articolato, ovviamente graditissimo, che senz'altro lascia molti spunti di riflessione a noi tutti.

Pinus

Cosa fa una fotografia quando la guardi? Ti guarda a sua volta e cerca di dirti qualcosa, che però puo essere diverso a seconda di chi la guarda. È interessante potersi confrontare con l'autore, in quanto capita di frequente che quello che la foto dice a me è diverso dal motivo per cui lui l'ha scattata.

Rino

Citazione di: Pinus il Venerdì, 24 Gennaio 2025, 19:41:39Cosa fa una fotografia quando la guardi? Ti guarda a sua volta e cerca di dirti qualcosa, che però puo essere diverso a seconda di chi la guarda. È interessante potersi confrontare con l'autore, in quanto capita di frequente che quello che la foto dice a me è diverso dal motivo per cui lui l'ha scattata.

Percepiamo sempre sensazioni diverse guardando qualsiasi cosa, anche un paesaggio o un'architettura, ma anche ascoltando un brano musicale. E' la peculiarità di tutte le forme artistiche, ma credo che il più delle volte, chi dipinge o fotografa (ovviamente, senza obblighi di Committenza), lo faccia senza chiedersi il perché: si scelgono l'inquadratura, il taglio, la lunghezza focale, l'esposizione, la coppia tempo/diaframma e la successiva postproduzione senza porsi domande. Io non me le pongo mai: fotografo e basta, come quando inizio a disegnare partendo da qualsiasi angolo del foglio e questo, magicamente, si riempie.


Sardosono

Citazione di: Rino il Venerdì, 24 Gennaio 2025, 20:04:38... credo che il più delle volte, chi dipinge o fotografa (ovviamente, senza obblighi di Committenza), lo faccia senza chiedersi il perché...
Concordo in toto.
Non ricordo chi fosse (mi vien da dire Picasso, ma non ci metto la mano sul fuoco) che disse (all'incirca, vado a memoria perché non ho voglia di cercare): "Non chiedere mai ad un artista perché abbia realizzato una certa opera, né ancor meno cosa volesse comunicare con essa: solo un imbrattatele potrebbe risponderti, perché un artista non ha la minima idea del perché l'abbia realizzata, ma soprattutto non intendeva comunicare un bel nulla!"
Congelare in una foto l'istante effimero ci permette di estrarlo dall'eternità, non tanto - o non soltanto - per documentarlo, quanto soprattutto per poterlo "ammirare" (anonimo sardo)

CORREDO FOTOGRAFICO IN COMPLETA RIDEFINIZIONE

Pinus

C'è un bellissimo libro a riguardo, La fotografia mi guardava di Katjia Petrowskaja

Rino

Citazione di: Sardosono il Venerdì, 24 Gennaio 2025, 22:06:10Concordo in toto.
Non ricordo chi fosse (mi vien da dire Picasso, ma non ci metto la mano sul fuoco) che disse (all'incirca, vado a memoria perché non ho voglia di cercare): "Non chiedere mai ad un artista perché abbia realizzato una certa opera, né ancor meno cosa volesse comunicare con essa: solo un imbrattatele potrebbe risponderti, perché un artista non ha la minima idea del perché l'abbia realizzata, ma soprattutto non intendeva comunicare un bel nulla!"


Descrizione perfetta con quello che intendevo, che sia di Picasso o altri.  :si: