Una fotocamera a pellicola digitale

Aperto da sergiozh, Venerdì, 23 Maggio 2025, 04:06:51

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sergiozh

A prima vista a me piace un mucchio questa camera.  :D

https://www.dpreview.com/reviews/fujifilm-x-half-retro-compact-camera

Sembra perfetta per averla sempre con se: piccola e leggera con uno stile retro accattivante.

Rino

Tutta la mia stima per Fuji e le sue operazioni "nostalgia" che hanno tanto successo perché c'è un ricco mercato di "fotografi" (le virgolette sono d'obbligo) che desidera oggetti vintage simili al Grande Feticcio. Vuole ottenere consensi e ci riuscirà perché è furba: i suoi esperti di marketing da tempo tengono sotto osservazione Disneyland cogliendone i motivi che ne hanno decretato il successo. Se la gente ama vestirsi da cavalieri medioevali o vivere un'esperienza nel Far West armati di pistole finte, ci sarà sempre una Fuji per loro (con tutto il rispetto per le fotocamere e gli obiettivi che venivano progettati oltre 50 anni fa). Il sensore della Fuji X Half è disposto in verticale (come alcune gloriose mezzo formato analogiche per motivi tecnici dovuti allo scorrimento del rullino), è più piccolo di un pollice e la fotocamera è tutta in plastica nonostante sembri in metallo, all'atto pratico un cellulare (scadente) che non telefona. Per completare l'opera, oltre alla leva di carica, Fuji dovrebbe aggiungere anche un'opzione per il finto accavallamento dei fotogrammi e il finto rullino agganciato male in modo che, arrivati al 36° scatto, si scopra di non aver effettuato neanche una foto. Non mancano i filtri pellicola ed i difetti aggiunti in maniera casuale tramite software. Sembra una barzelletta, ma temo che non la sia, come il prezzo di circa 800 Euro.

DANYZ

Citazione di: Rino il Venerdì, 23 Maggio 2025, 11:41:21...Sembra una barzelletta, ma temo che non la sia, come il prezzo di circa 800 Euro.


...una di quelle barzellette che non fa nemmeno ridere tra l'altro...
ALOHA

BeSigma

Rino hai ragione sul marketing e sull'inutilità di alcune scelte.
Ma volendola leggere tutta (dal sito fuji e non da terzi) si potrebbe pensare, come accade per i prodotti Sigma, che si voglia ripensare alla fotografia come momento emozionale e non più solo come risultato tecnico.

Mi spiego meglio:
io per primo, con l'introduzione del digitale, sono stato molto preso (per circa 10 anni) da ciò che riguardava l'aspetto "tecnologico" delle fotocamere, perdendo di vista l'aspetto fotografico stesso, aspetto che conosco bene visto che ho la fotocamera al collo da quando avevo 12 anni e investivo i mie soldi nella stampa dei rullini (che non facevo io), creando cosi un archivio della mia adolescenza incredibile.

Forse con queste azioni si vuole riportare l'attenzione su ciò che la fotografia può essere per noi, non un appendice tecnologica alla nostra vita ma una spensierata compagna che starà con noi anche fra tanti anni. Rimetterci in mano strumenti semplici e imperfetti magari riporterà la nostra attenzione alla bellezza dei momenti che stiamo vivendo... come a me capitava da adolescente quando facevo le foto al parco con gli amici.

Ad ogni modo Fuji è fuori di testa per lo meno nel prezzo  :wow:  :))
come se... ridendo dei miei demoni, tenessi fra le mani gli angeli...
SD9 + SD10 + SD14 + SD1 + Dp1s + Ottiche serene variabili

http://www.flickr.com/photos/matlin78/

Lorenzo F.

Sono d'accordo.... MA! ahimè mi rendo conto vedendo nipoti e parenti più giovani che vogliono scatti veloci e stampabili subito, in modo da avere un ricordo fisico tangibile ed immediato da appendere in camera.

Probabilmente per questo le plasticosissime Instanx vendono molto bene, e presumo che tutto ciò che possa permettere di raggiungere questo fine venderà sempre bene, questo purtroppo a discapito della qualità finale dello scatto o della fattura del mezzo in se.
Purtroppo la fotografia vera è tutt'altra cosa, per la quele sere impegno, tempo, dedizione e soldi.
Mio nipote ed anche i vari genitori, ritengono inconcepibile spendere oltre 1000 euro per una "camera" nuova ed insensato pensare ad un corredo "buono" anche se usato e molto più accessibile.
Per questo gli accrocchi scatta e stampa vincono, non richiedono all'apparenza nulla di più, SEMBRANO semplici.

Personalmente se volessi essere "vintage" prenderei una Rollei 35, infatti non ho più 20 anni
{[(1:1:1) + (1:1:4)] /3} > 33% = True
SX70-Sd10-SdQ-XH1 ed altre cosucce varie.

Non sapere chi siamo è grave. Non sapere cosa si voglia è rischioso. Non capire con chi si stia parlando può rivelarsi drammatico.
M.Villani

Met

Da ignorante sul nuovo accrocchio Fuji - non mi sono informato in modo esaustivo e non ho voglia di approfondire oltre - non posso non notare la scelta dell'estetica e il pubblico a cui è rivolto.

Ho un giovane amico, che in ottobre è venuto a fotografare con me il delta del Po con una fotocamera di plastica con obiettivo fisso e dentro una pellicola con 72 pose (metà fotogramma in verticale). Contento lui... A me ha fatto molta simpatia, ma anche tristezza. Mio figlio, pure, sbava dietro ai vinili. Forse, chi è nato nel periodo digitale ha bisogno dell'imperfezione e della riproducibilità limitata e imperfetta dell'epoca precedente.

Io sono un sopravvissuto di quel periodo e non me ne rendo conto. Credo che abbia a che fare con la serializzazione del design, che produce una spersonalizzazione dei contenuti e degli individui. Pantone, offset contro pittura irregolare fatta a mano con pigmenti instabili e raffazzonati.

Pure il contesto è importante: in una casa di città tolleriamo meno la presenza di polvere e bricole che in una casa di villeggiatura. Lo vedo nei materiali per l'edilizia: un intonaco in terra cruda può essere imperfetto, anzi, l'imperfezione è un pregio. Un intonaco cementizio deve e non può essere altro che perfetto. Quando invecchia non diventa patrimonio storico, ma va sostituito. In fotografia non è forse uguale? Perdoniamo gli errori dei grandi maestri e spacchiamo il capello in quattro con la foto dell'amico fotoamatore.

Mi fermo, perché è abbastanza per un pistolotto del venerdì sera, dopo una giornata impegnativa.

Non credo che questo dispositivo sia la risposta al vuoto esitenziale della nostra epoca e probabilmente non lo è. Trovo che sia più efficace una camera stenopeica o una cianotipia. Questa è una scorciatoia per una pletora di pigri instagrammer viziati. Ma vedo la fetta di mercato a cui è rivolta e ne giustifico la superflua esistenza. In fondo, anche la Sigma bf è figlia di questo anelito. Ma più elegante.
Non c'è niente di più misterioso di un'immagine perfettamente chiara – Diane Arbus

sergiozh

Pensate lo stesso anche per la serie di fotocamere fuji X100 ?

La fuji X half forse non avete notato che ha anche il MIRINO molto raro anche in compatte blasonate.

Se sia di metallo o plastica non lo so, so che a me dalle foto sembra metallo.

BeSigma

La X100 è una fotocamera ben pensata e funzionale, ho la prima versione da sempre, mai abbandonata... di questa X half lascia a desiderare la ricerca della mezza qualità... la X100 invece era un passa avanti quando è nata
come se... ridendo dei miei demoni, tenessi fra le mani gli angeli...
SD9 + SD10 + SD14 + SD1 + Dp1s + Ottiche serene variabili

http://www.flickr.com/photos/matlin78/

sergiozh


BeSigma

Citazione di: Met il Venerdì, 23 Maggio 2025, 19:28:28Questa è una scorciatoia per una pletora di pigri instagrammer viziati. Ma vedo la fetta di mercato a cui è rivolta e ne giustifico la superflua esistenza. In fondo, anche la Sigma bf è figlia di questo anelito. Ma più elegante.

A dire il vero Met, il discorso che questa fuji segue lo stesso filone degli instagrammer viziati e svogliati scelto dalla Sigma BF, è stato il mio primo pensiero appena vista la X Half... non ho avuto il coraggio di scriverlo  :-X
come se... ridendo dei miei demoni, tenessi fra le mani gli angeli...
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Eros Penatti

Beh almeno ha risolto il problema della postproduzione a cui molti sono allergici.
Jpg già belli che pronti e precucinati con simulazioni per i nostalgici della pellicola, che ora è di moda.
Non mi meraviglierei se oltre a questa, le prossime venissero presentate con sensore apsc o ff che fa più professional....
Va tenuto conto anche del risparmio intrinseco dell'acquisto di qualsiasi sw di post produzione. Basterebbe e avanzerebbe il sw proprietario o qualche app come in questo caso messa a disposizione da Fuji.

Met

Citazione di: BeSigma il Sabato, 24 Maggio 2025, 08:26:15A dire il vero Met, il discorso che questa fuji segue lo stesso filone degli instagrammer viziati e svogliati scelto dalla Sigma BF, è stato il mio primo pensiero appena vista la X Half... non ho avuto il coraggio di scriverlo  :-X

Vorrei approfondire un attimo questo aspetto, perché non è semplicemente una critica da boomer (mi è sempre piaciuto di più matusa, ma ogni epoca ha il suo vocabolario  ;) )

C'è di sicuro una pletora di persone "viziate" o, meglio, inconsapevoli. Con la pellicola era lo stesso: il 99% delle persone faceva sviluppare le foto senza preoccuparsi della qualità e della resa. Quanti hanno avuto un ingranditore, anche in prestito, e lo spazio per sviluppare le foto? A costo di usurpare per usocapione il bagno di casa (a proposito, una volta c'era solo un bagno in casa; oggi se non hai il secondo bagno di servizio sei un mentecatto, anche in appartamenti di 30 mq).

Poi ci sono i boomer nostalgici, come evidenziato da Rino. Per me sono come gli ultracinquantenni che corrono dietro alle fantasie giovanili. Ma almeno non corrono dietro alle ragazzine e ai ragazzini, spero. Meglio rifarsi un corredo fotografico vintage o pseudo-vintage.

E poi ci sono tutti i giovani, che quel periodo non l'hanno vissuto. E capisco benissimo il fascino per un'estetica retrò. È come una locomotiva a vapore o un Orient Express. Sono suggestioni alla Guccini o Agatha Christie. E mi sta bene. Ben venga la crociera sul Nilo con la nuova Fuji o qualsiasi altro fantastico cosplay. Non sarà mai la stessa cosa di esserci stati, ma in fondo perché no?

Certo, con quei soldi mi comprerei il biglietto dell'Orient Express, piuttosto che una fotocamera inutile. Mi sta bene la fotocamera di plastica usa e getta, per provare l'ebbrezza dei tempi andati, ma faccio più fatica a giustificare i nuovi accrocchi che stanno comparendo sul mercato.



Non c'è niente di più misterioso di un'immagine perfettamente chiara – Diane Arbus


Rino

Purtroppo fa parte della natura umana preferire prodotti costosi che spesso valgono meno del loro prezzo. Non importa quanto siano validi o performanti, ma quanto siano costosi e facciano status symbol. Fuji, azienda rispettabilissima e valida da sempre, ha scoperto questa strada ed i risultati (nel senso di buon successo) si vedono. Ci si può anche illudere di divertirsi il doppio, cosa che faccio già con la mia vecchia NEX-5 senza dover acquistare nulla (il divertimento è fotografare), ma anche il bisogno del "giocattolo nuovo" fa parte della natura umana.

Sardosono

Ho voluto leggere con attenzione la presentazione ufficiale di questa "fotocamera" fatta dalla FUJI, nonché il marketing col quale l'hanno promossa, dopo di che sono stato fortemente indeciso se dire o meno anche la mia su questa "novità" della Fuji. Il motivo è che sapevo che ne sarebbe venuto fuori un altro pistolotto, anche parecchio lungo, il quale avrebbe quindi richiesto non poco tempo per la sua stesura, tempo che avrei dovuto sottrarre ad altre cose.

E io riservo il mio tempo (che diventa sempre più prezioso ogni anno che passa) soltanto a questioni che ritengo abbiano sufficiente rilevanza (per me e anche per gli altri), e questa "new entry" di casa Fuji ha rilevanza "fotografica" pari allo zero assoluto. Quindi, per riassumere "la mia opinione dal punto di vista fotografico", mi basterebbe il tempo necessario per ricopiare senza cambiar nulla l'esemplare commento di Fantozzi sulla "Corazzata Potëmkin", e non avrei altro da aggiungere.

Tuttavia, qui non si tratta soltanto della rilevanza fotografica di questo "oggetto", perché questo è – a mio parere personale e professionale – un esempio lampante di quel disprezzo della clientela che da circa mezzo secolo caratterizza ed alimenta il marketing, ma che solitamente cerca di rimanere invisibile. Ed è appunto questo aspetto che invece giustifica che io vi spenda un po' del mio tempo per scrivere queste righe.

Premetto che nell'opinione che mi sono formato non tengo in alcuna considerazione quel che è stato detto e/o scritto sul web e nelle testate giornalistiche di settore, perché lo considero del tutto irrilevante.

La mia analisi seguente è quindi frutto non soltanto della mia indole mentale naturale, ma soprattutto del mio vissuto professionale, dal quale mi è impossibile distaccarmi quando si tratta di analizzare scelte aziendali (tattiche o strategiche) di qualsiasi genere e natura.

NOTA 1 — Tecnicamente non è affatto una analisi (né è mia intenzione farne una), perché tecnicamente è una semplice "esposizione informale di conclusioni tratte da analisi", ma non stiamo a sottilizzare (la deformazione professionale mi impone di precisarlo, è più forte di me, perdonatemi).

NOTA 2 — Lo scrivo una volta soltanto, prima di iniziare: quel che segue è soltanto la mia opinione, ma non ho voglia di infarcire il testo con continui "secondo me" (peraltro scontati e quindi inutili).

E per iniziare prendo spunto estrapolando tre affermazioni, di Met, di Rino e di Ignazio, che hanno rispettivamente ed esattamente individuato il punto critico ed i due punti di leva di questa operazione di marketing.


Citazione di: MetCerto, con quei soldi mi comprerei il biglietto dell'Orient Express, piuttosto che una fotocamera inutile.
Dici bene, infatti è esattamente questo il vero e sostanzialmente unico punto critico dell'intera operazione di marketing, che viene "gestito" grazie al secondo punto di leva, come vedremo più avanti.


Citazione di: RinoNon importa quanto siano validi o performanti, ma quanto siano costosi e facciano status symbol.
Dici bene, infatti è esattamente questo il SECONDO punto di leva di questa operazione di marketing, che serve a "gestire" il punto critico come accennato poco sopra.


Citazione di: BeSigmaForse con queste azioni si vuole riportare l'attenzione su ciò che la fotografia può essere per noi, non un appendice tecnologica alla nostra vita ma una spensierata compagna che starà con noi anche fra tanti anni.
Dici bene, infatti è proprio questo il primo punto di leva, ossia il perno sul quale si poggia l'intera operazione di marketing lanciata della FUJI, ma ovviamente CON FINALITÀ ESCLUSIVAMENTE e PURAMENTE STRUMENTALE. Ed è dunque da qui che dobbiamo partire nella nostra analisi.

———

Alla FUJI palesemente non frega assolutamente nulla di riproporre "un ritorno ad una esperienza della fotografia più autentica e vissuta" (il disinteresse è certo, altrimenti avrebbe presentato un prodotto con caratteristiche del tutto differenti e quasi opposte invece di questa "vintage-fake-camera"), tuttavia ben venga per il produttore la possibilità di cavalcare questa "proposta esperienziale" se gli fornisce l'opportunità di pescare con rete a strascico un bel po' di "sprovveduti non-fotografi" (e magari anche un po' di "pseudo-fotografi-minus-habens") che pascolano tranquilli sul fondale sabbioso degli aspiranti fotografi.

Basta leggere quel che la stessa FUJI scrive nella promozione di questa fotocamera, per constatare che l'azienda evita accuratamente di sostenere esplicitamente l'idea di "un ritorno alla semplicità del passato", anzi si guarda bene anche dal lasciarlo intendere indirettamente, contando invece sul fatto che a richiamare questo concetto (rendendolo un efficace specchietto per le allodole) saranno poi i rilanci che ne faranno i vari "siti-guru-accreditati" e le testate giornalistiche specializzate "del giro grosso", cioè quel mondo satellite dove tutti si sforzeranno attivamente per trovare una giustificazione ed una ragion d'essere per questo nuovo "gadget" (ed il riuscirci è per loro essenziale ed esistenziale, per poter continuare a ricevere le sovvenzioni con cui sopravvivono).

Tuttavia, non ci vuole un esperto per rendersi conto che questa "fotocamera" NON È stata sviluppata da un reparto R&D (Research and Development) fotografico, ma che in realtà è tutta una finzione, ideata e progettata da uno "studio alternativo" finanziato dal marketing più becero. Ed è un prodotto FINTO non solo dal punto di vista tecnologico, ma proprio – anzi soprattutto – sotto l'aspetto fotografico. Perché è lampante che:

* la leva di carica è un orpello del tutto inutile, dato che NON c'è alcun rullino da far avanzare e NON è presente neppure un otturatore meccanico da poter/dover riarmare (però quella leva deve essere azionata obbligatoriamente per poter scattare la foto successiva, eppure FUJI non si prende neppure il disturbo di provare a giustificare in qualche modo questa corbelleria senza scopo "fotografico");

* parimenti, il non poter vedere le foto "fino al termine del rullino che non c'è" è una cosa totalmente privo di senso, in bilico tra il ridicolo e il grottesco (ma anche in questo caso FUJI non fornisce alcuna giustificazione a questa ulteriore corbelleria, e neppure ci prova).

Pertanto, il geniale acquirente di questo "aggeggio" si ritroverà ad azionare una "leva immaginaria" per eseguire un "caricamento immaginario" di un "otturatore meccanico immaginario", seguito da un "avanzamento immaginario" di un "rullino digitale immaginario", del quale occorre oltretutto anche attenderne la "fine immaginaria" per poter finalmente vederne le immagini catturate...

Ma ovviamente l'aspirante-fotografo-vintage-esperienziale deve anche riuscire a fare tutto questo SENZA però sentirsi minimamente preso per il "kulo"..., il che è possibile, ma soltanto a patto che la sua mente sia sufficientemente "malleabile" (vedi più avanti), altrimenti non sentirsi preso per i fondelli sarebbe più arduo di una "mission impossible" di Tommaso Crocera...

A questo geniale acquirente vorrei tanto chiedere: come fai a non sentirti preso per i fondelli?!....

La domanda sarebbe legittima, perché anche una gallina (ragionando col suo abituale cervello di gallina, proprio quello normale del quale sono provviste tutte le galline), dopo non più di cinque secondi concluderebbe con assoluta certezza che questa NON è una fotocamera ma è una presa per il "kulo" (di gallina), e che tale rimarrebbe anche se questa "mezza-Fuji" venisse regalata con i bollini premio del supermarket. Se poi informassimo la suddetta gallina che, non solo non viene regalata in cambio di bollini, ma che per averla occorre anche pagare, e che costa addirittura quel che costa.... beh, penso che assisteremmo al primo caso al mondo di gallina che sghignazza dalle risate fino a perdere i sensi. E se fosse intervistata, dichiarerebbe con sdegno a nome di tutto il pollaio qualcosa come «Proporci l'acquisto di questo "coso fotografico" è altamente offensivo per l'intera nostra specie, perché anche se noi galline di certo non siamo fulgidi esempi di intelligenza, comunque non siamo neppure imbecilli fino a questo punto...»

Riassumendo in poche parole, per quanto mi riguarda questa "cosa" NON è assolutamente una fotocamera, ma costituisce un insulto all'intelligenza del potenziale cliente, che viene considerato e trattato come un "potenziale cogl...". E non è un modo di dire, perché di azioni di marketing di alto livello fondate sul totale disprezzo del cliente ne ho viste ad nauseam.

Per spiegarmi chiaramente voglio riportarvi le parole che ho sentito con le mie orecchie pronunciate da un responsabile del marketing nel sostenere la validità di un "progetto" presentato al CdA, dove io partecipavo come "parte terza esterna di consulenza critica" (in pratica come avvocato del diavolo indipendente). Non voglio e non posso fornire indicazioni che permettano anche soltanto di intuire quale azienda fosse (ma ovviamente era di dimensioni più che discrete), tuttavia posso riportare il dialogo quasi integralmente, a parte giusto l'ovvia omissione di quanto possa identificare il prodotto in oggetto.

Le parole furono queste, le riporto quasi alla lettera (non vado a memoria, ma le prendo dalla trascrizione firmata che ancora conservo), pronunciate in risposta ad una mia obiezione di fondo che tralascio: (nota: ho usato il virgolettato e il grassetto per evidenziare l'ipocrisia del gergo utilizzato)

«La fascia di mercato a cui ci rivolgeremo è sufficientemente ampia da permetterci di fare affidamento su una percentuale molto elevata di potenziali acquirenti che non sono in grado di valutare l'effettiva efficacia (del "prodotto in questione") pur rimanendone fortemente attratti. (...) La fetta del target che dovesse avanzare dubbi che ne "rallentino" la disposizione all'acquisto, li "accompagniamo" semplicemente "curando" la loro naturale sensibilità al "valore del prezzo", purché presentiamo (il prodotto in questione) "come" destinato anche ad un pubblico altamente competente.»

Al che io replicai: «Intende dire, cioè, che per le vendite potrete contare su un numero molto elevato di potenziali clienti istintivamente attratti e dunque automaticamente interessati, poiché non sono in grado di capire o di rendersi conto che il prodotto che gli volete vendere è per loro sostanzialmente inutile o quasi?!...»

Risposta: «Esatto.»

Poi aggiunsi: «E potrete inoltre contare anche sul fatto che eventuali dubbi sulla qualità non frenerebbero l'acquisto perché verrebbero superati dalla naturale predisposizione del target scelto a recepire il "suggerimento implicito" che se un pubblico ben competente è disposto ad acquistare un prodotto particolarmente caro, tale prodotto deve sicuramente essere di alta qualità, tanto migliore quanto più costa, anche se io acquirente non sono personalmente in grado di valutarne la congruità del prezzo. Ho riassunto correttamente?!...»

Risposta: «Sì, è corretto.»

Mi fermo qui e non aggiungo commenti, ma vi formulo due domande:

1) avete riconosciuto il punto critico? Non serve conoscere quale fosse l'operazione in discussione per riconoscere che il punto critico è lo stesso anche per la FUJI X HALF rilevato da Met, ossia il pericolo che "il target" si renda conto che ciò che gli si vuol vendere è del tutto inutile;

2) avete riconosciuto quale è la leva secondaria su cui fare affidamento per "gestire" tale punto critico? Oggi come allora è proprio la stessa rilevata da Rino, cioè l'imperante filosofia becera del "più costa e più vale e più mi vien voglia di comprarlo per esibirlo".

Riporto giusto per la cronaca che dopo aver battagliato per circa quattro ore (due la mattina e due al pomeriggio), riuscii alla fine a far bocciare il progetto dal CdA, non perché lo ritenessero eticamente scorretto (non toccai neppure quel tasto, perché sapevo bene che erano insensibili alle implicazioni etiche), ma perché ne demolii le certezze economiche (al rischio di fiasco erano invece sensibilissimi). Tuttavia quello stesso progetto fu ripresentato un paio di anni dopo, con pochissime variazioni, insignificanti e soltanto cosmetiche, ma questa volta non potei accettare l'incarico per cui chiamarono qualcun altro, e il progetto fu approvato.

Questo episodio risale a molti anni addietro, ma allora come oggi questa visione puramente strumentale della clientela era ed è assolutamente comune e normale, in particolare nelle aziende spersonalizzate (assemblea dei soci che nomina un CdA che a sua volta sceglie i dirigenti). La FUJI non fa quindi nulla di diverso da quello che fanno quasi tutte le aziende.

L'unica differenza che c'è tra allora e oggi (e che per me è evidente) è che un tempo ci si preoccupava di non lasciar trasparire un simile "disprezzo", per l'evidente timore di indispettire la restante clientela, quella normale, quella che sa ben distinguere tra una proposta commerciale seria ed una presa per il kulo. Oggi invece cominciano a comparire operazioni commerciali cosi sfacciate da far pensare che tale preoccupazione non sia più tenuta in alcun conto. E l'ultima "proposta" di casa Fuji è esattamente una di queste operazioni che non mostrano alcuna preoccupazione verso il resto della propria clientela, e questa è una svolta secondo me preoccupante.

Ecco perché ho speso un bel po' di tempo per scrivere questo testo: dai primi anni '80 in poi il marketing ha sempre preso per il kulo la propria clientela, ma adesso stanno cominciando anche a dircelo in faccia senza neppure preoccuparsene. E non commettiamo l'errore di pensare che "tanto in pochi lo capiscono", perché dimostreremmo soltanto di essere estremamente "malleabili" (vedi sotto).

Ma ciò che mi manda in bestia, ancora adesso che sono completamente fuori dal giro, non è quindi il disprezzo verso il cliente dimostrato dall'azienda (in questo caso la FUJI, perché è un comportamento del tutto comune, purtroppo, e oltretutto – come forse avrete intuito – ne ho viste di ben peggiori), ma è il fatto di dover constatare che se queste operazioni di marketing vanno a buon fine è soltanto perché tale disprezzo è purtroppo pienamente giustificato, cioè hanno successo soltanto perché il "target" si rivela sufficientemente "plastico" da rendere profittevole un progetto che viceversa senza questi acquirenti "plastici" sarebbe certamente un flop clamoroso (nel gergo di quegli ambienti i termini "plastico" oppure "malleabile" sono sinonimi esatti di "imbecille").

In conclusione, come abbiamo visto il discorso non riguarda solo il caso in oggetto, ma è di validità assolutamente generale: chi compra questo genere di "prodotti presa per il kulo" è necessariamente "plastico", perché il target è costituito prevalentemente di "plastici", dunque il sillogismo è semplice:

se lo compro ciò significa che rientro nel target;
il target è costituito da "plastici";
ergo,
se lo compro sono necessariamente anche io "plastico".


Che mi piaccia o meno, o che io lo riconosca oppure no, il fatto è incontestabile, anche se i "plastici" (purtroppo per loro e per fortuna del marketing) hanno estrema difficoltà a riconoscere la propria "plasticità". Eppure basterebbe così poco, giusto una lenticchia di buon senso e un cucchiaino da caffè di umiltà, per applicare a sé stessi il sacrosanto principio del tavolo di poker: se non riconosci rapidamente chi è il pollo seduto al tavolo, ciò vuol dire semplicemente che il pollo sei tu.


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Spero sempre di non annoiare e mi impegno in tal senso, ma questa volta ho seri dubbi di esserci riuscito...


Congelare in una foto l'istante effimero ci permette di estrarlo dall'eternità, non tanto - o non soltanto - per documentarlo, quanto soprattutto per poterlo "ammirare" (anonimo sardo)

CORREDO FOTOGRAFICO IN COMPLETA RIDEFINIZIONE